In questi decenni del XXI secolo si comincia ad avvertire un fenomeno sempre più pressante che necessariamente sta operando un forte slittamento nel nostro rapporto con il cane.
Il punto di svolta nasce dalla progressiva tendenza delle persone a declinare il loro rapporto non più nella clausura delle mura domestiche, bensì al di fuori, in contesti sempre più performativi e in qualche modo divergenti dal canone classico dell’interscambio affettivo. Le attività cino-sportive, le performance ludico-relazionali, la tendenza ad andare al lavoro con il cane o a fare delle attività di rilevanza sociale con il cane testimoniano come dalla classica struttura affiliativa e privata si stia passando a un altro tipo di relazione molto più aperta all’esterno e molto più coniugativa delle qualità di coppia.

La partnership che sta emergendo non va confusa con il tradizionale modo di considerare il cane sotto il profilo performativo; è, viceversa, un’evoluzione della relazione affiliativa – vivere insieme, condividere l’ambiente abitativo, costruire delle quotidianità, avere una relazione reciprocativa e intersoggettiva – ma con in più la tendenza a costruire dei processi concertativi, ovvero delle performance di coppia.
(…) La partnership con il cane pertanto si differenzia dal semplice utilizzo performativo del cane, in quanto non si tratta solo di iscrivere, attivare e utilizzare delle prestazioni, quanto di svilupparsi come coppia performativa, di crescere insieme mettendo in comunione le proprie doti e indirizzandole verso un preciso campo operativo comune.
(tratto da L’identità del cane, 2017)
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