Un filo diretto con l'etologia cognitiva e relazionale

Filosofo, etologo e zooantropologo.
Da oltre vent’anni conduce una ricerca interdisciplinare volta a ridefinire il ruolo degli animali non umani nella nostra società.
Direttore del Centro Studi Filosofia Postumanista e della Scuola di interazione uomo-animale (Siua), è autore di oltre un centinaio di pubblicazioni nel campo della bioetica animale, delle scienze cognitive e della filosofia post-human.
È inoltre direttore della rivista “Animal Studies”, la Rivista Italiana di Zooantropologia (Apeiron).

Una meraviglia a sei zampe

Painted skimmer (Libellula Hersilia) illustrated by Charles Dessalines Orbigny (1806-1876). Digitally enhanced from our own 1892 edition of Dictionnaire Universel histoire Naturelle.

Di Roberto Marchesini

Gli insetti rappresentano una classe di animali invertebrati appartenenti al grande phylum degli artopodi, un gruppo che comprende tra gli altri i crostacei, i ragni, i miriapodi, gli scorpioni.  Di certo, tuttavia, gli insetti dominano sulla Terra, annoverando oltre un milione di specie, pari ai cinque sesti dell’intero regno animale.

Tra i primi animali a colonizzare la terraferma, i primi fossili risalgono al periodo Devoniano, circa 400 milioni di anni fa. Nel successivo periodo, il Carbonifero, raggiunsero dimensioni ragguardevoli, come la Meganeura, una libellula gigantesca con un’apertura alare di 75 centimetri e una lunghezza di mezzo metro. Gli insetti vedono al loro interno numerose varietà, definite come ordini, per cui riconosciamo, tra i più conosciuti: 1) i coleotteri, come la coccinella o il maggiolino, perché hanno le prime due ali trasformato in un astuccio duro, le elitre; 2) gli imenotteri, come le api, le vespe e le formiche, per il corpo ben suddiviso nelle tre parti; 3) gli ortotteri o insetti saltatori, come le cavallette, i grilli e le locuste, per aver l’ultimo paio di zampe particolarmente sviluppate e adatte al salto; 4) i ditteri, come le mosche e le zanzare, che hanno trasformato due ali in piccoli bilanceri che facilitano il volo; 5) i lepidotteri, come le diverse farfalle diurne e falene notturne, dalle ali in genere voluminose; 6) gli emitteri, dalla curiosa forma a scudo, come le cimici. Accanto a questi numerose altre varietà come le libellule, le mantidi, le cicale, le lucciole.

Riconoscere gli insetti

La caratteristica principale degli insetti è di avere sei zampe, per questo sono anche chiamati esapodi – che vuol dire “dai sei piedi” – a differenza dei ragni che ne hanno otto, dei granchi che ne hanno dieci, delle scutigere che ne hanno trenta, fino ai millepiedi che in realtà ne hanno solo (si fa per dire!) qualche centinaia. Un’altra particolarità degli insetti è di avere il corpo diviso in tre parti principali: la testa, che presenta gli occhi, la bocca e le antenne; il torace, da cui si dipartono le zampe e le ali; l’addome, che contiene gli organi riproduttivi e intestinali.  La suddivisione in tre parti è ben visibile, per esempio, nella formica. 

Gli insetti sono in genere molto piccoli, anche se vi sono eccezioni di tutto rispetto: alcuni coleotteri raggiungono la grandezza di una mano adulta, come lo Scarabeo titano e lo Scarabeo golia che superano i 15 centimetri di lunghezza; certe farfalle hanno un’apertura alare che raggiunge i 30 centimetri, come la falena Atlante e la farfalla della Regina Alessandra. Ma il record di grandezza appartiene all’insetto stecco gigante della Malesia, che supera il mezzo metro di lunghezza. Tra gli insetti più piccoli figura un minuscolo scarafaggio del Centro America che misura un terzo millimetro. Per capirci: è circa 20 volte più piccolo delle comuni formiche.  In genere comunque si tratta di animali che non raggiungono il centimetro di lunghezza o lo superano di poco.

La metamorfosi

Una delle caratteristiche particolari del mondo degli insetti è il passaggio da una forma giovanile, definita larvale o in alcuni ordini neanide, una di transizione, detta pupale o ninfale, una da adulto, detta immagine. La differenza tra la forma giovanile e quella di adulto definisce il grado di metamorfosi, per cui si parla di olometabolia per quegli insetti che presentano una totale differenza tra la forma larvale e l’immagine, come nel caso degli imenotteri, dei lepidotteri e dei coleotteri o emimetaboli quegli insetti il cui stadio giovanile differisce poco dall’adulto, come le cavallette e le mantidi. Queste ultime subiscono un numero variabile di mute prima di raggiungere la dimensione adulta. Come sappiamo il corpo degli insetti presenta una sorta di corazza esterna o esoscheletro per cui anche l’accrescimento richiede un processo di abbandono della vecchia armatura esterna e di fuoriuscita da questa.  

Il numero di mute dipende dalla specie e il periodo di tempo tra due mute è chiamato età. La muta, cioè il cambio di cuticola esterna, è determinato da uno stimolo nervoso che provoca una proliferazione delle cellule dell’epidermide e produzione di un liquido, definito esuviale, che contribuisce al progressivo distacco dall’eoscheletro. L’insetto uscirà dal vecchio involucro rompendolo in alcuni punti di minore resistenza, talvolta disintegrandolo, talaltro lasciandolo come spoglia nel punto dove è avvenuta la muta. Nel periodo estivo, per esempio, è facile trovare sul tronco degli alberi le esuvie trasparenti delle cicale.

Gli habitat degli insetti

Gli insetti spesso costruiscono un rapporto molto stretto con il mondo vegetale e questa simbiosi è a tal punto importante che la maggior parte delle piante non potrebbe sopravvivere senza l’apporto degli insetti, che consentono un gran numero di funzioni, non ultima la riproduzione. Le api – e in genere gli imenotteri, come i bombi e le vespe – volando da un fiore all’altro, portano il seme maschile a contatto con l’ovario femminile, realizzando quel processo, noto come impollinazione, che consente alla pianta di produrre i semi da cui germoglieranno nuove pianticelle. 

Alcuni vivono sugli alberi, come la cicala, altre passano gran parte del loro tempo in volo sopra gli arbusti, come certi moscerini, altri ancora costruiscono le loro comunità vicino alle radici degli alberi, come le formiche, altri ancora sui tronchi, come i maestosi cerambici, altri costantemente immersi nei fiori, come le cetonie, altri sopra le foglie, come gli afidi, altri ancora nascosti nell’erba, come le cavallette. Molti insetti sono parassiti, altri commensali, altri ancora detrivori, ma non dimentichiamo il ruolo stesso di controllori ambientali svolto da alcuni insetti, nutrendosi a loro volta di altri insetti, come i calabroni, le mantidi, le libellule, le crisope, i ditischi, le coccinelle. Per questo l’utilizzo di insetti predatori di altri insetti viene utilizzato in agricoltura nelle pratiche di lotta biologica.

La costruzione di nicchia

Molti insetti hanno l’abitudine di modificare in modo profondo il loro ambiente di vita, sviluppando delle reazioni particolari nelle piante, come le galle, o scavando gallerie nel terreno o cuniculi all’interno dei tronchi, come nel caso di alcuni coleotteri. Le vespe solitarie costruiscono i cosiddetti nidi pedotrofici, cioè formazioni argillose o scavate nel terreno oppure inserite all’interno di gusci di molluschi, all’interno dei quali inseriscono una larva di lepidottero o un ragno immolizzato ponendoci al di sopra un uovo, cosicché la larva si troverà il cibo a disposizione per poter crescere. Le vespe sociali, al contrario, costruiscono strutture molto complesse ospitanti un’intera comunità, chiamati alveari. Gli alveari possono essere nudi, come nel caso delle vespe Polistes, oppure circondati da un involucro di cartone, come nel caso dei generi Vespa e Vespula. 

Altrettanto complessi sono i formicai e i termitai, vere e proprie città, forniti di diverse stanze e di complessi sistemi di aereazione e stabilità termica. I nidi delle termiti in particolare sono vere e proprie opere d’ingegneria capaci di mantenere umidità, temperatura, tasso di anidride carbonica e oscurità all’interno di precisi parametri. Se il piano generale di queste strutture è regolato da meccanismi innati, molto spesso con l’ausilio di meccanismi di regolazione strutturale guidati dai feromoni, dobbiamo riconoscere che sempre operano altresì delle attività di adeguamento del piano strutturale alle condizioni ambientali che gli insetti ritrovano.

Il calabrone, Vespa crabro, costruisce un nido che è facilmente riconoscibile da un punto di vista dell’architettura generale, tuttavia ogni nido differisce dall’altro proprio per il fatto che questa vespa deve adeguare la struttura finale all’ambiente particolare in cui viene inserito. Il mondo delle formiche presenta un gran numero di varietà di nidi, ne sono un esempio le formiche tessitrici, del genere Oecophylla, che utilizzano le foglie per ricavarsi il loro nido. Le operaie di questo tipo di formica formano lunghe catene accostando tra loro i lembi delle foglie, per poi incollarli attraverso una secrezione prodotta dalle larve.  

Image : Designed by rawpixel.com / Freepik

Share this article
Shareable URL
Prev Post

Etologia del desiderio. Riscoprire la propria animalità

Next Post

Animal Behavior & Creativity

Read next

LA MAGIA DELLE LUCCIOLE

In questo video, Radim Schreiber ha cercato di catturare, decisamente con successo, le emozioni dei suoi momenti…
la magia delle lucciole
Translate »