Un filo diretto con l'etologia cognitiva e relazionale

Filosofo, etologo e zooantropologo.
Da oltre vent’anni conduce una ricerca interdisciplinare volta a ridefinire il ruolo degli animali non umani nella nostra società.
Direttore del Centro Studi Filosofia Postumanista e della Scuola di interazione uomo-animale (Siua), è autore di oltre un centinaio di pubblicazioni nel campo della bioetica animale, delle scienze cognitive e della filosofia post-human.
È inoltre direttore della rivista “Animal Studies”, la Rivista Italiana di Zooantropologia (Apeiron).

La strana storia di una falena e delle mosche che le salvarono la vita

La strana storia di una falena
Immagine di copertina: Macrocilix maia

di Andrea Bonifazi

Immaginate di trovarvi soli, nudi e disarmati in una selvaggia foresta asiatica. Immaginate di dovervi salvare da molteplici predatori che non aspettano altro che banchettare con le vostre membra. Cosa fare per salvarsi? Facile: basta tatuarsi sulla schiena alcuni escrementi di uccello e due simpatiche mosche che se ne nutrono.
Una soluzione senza dubbio anomala, ma sicuramente efficace!

Questo è essenzialmente l’incredibile adattamento evolutivo che ha portato al particolare pattern di Macrocilix maia, una piccola Falena (37-45 mm di apertura alare) appartenente alla famiglia Drepanidae diffusa in Asia, dall’India al Borneo. Sulle sue chiare ali, quasi come se fossero dipinte con gli acquerelli, compaiono le simmetriche sagome di due mosche. Occhi, ali, arti, addirittura la strozzatura che divide il capo dal torace… non manca nulla in questa piccola opera d’arte degna di Haeckel!

Macrocilix maia
Un Dittero che si nutre di escrementi di uccello (a sinistra) a confronto con il Dittero “disegnato” su un’ala di M. maia (a destra)

Affascinante senza dubbio, ma non esaltante, dirà qualcuno. D’altronde sono numerosi gli esempi di animali che somigliano ad altri animali, basti pensare alle macchie che ricordano grossi occhi diffuse trasversalmente in centinaia di specie sia terrestri che marine. Ma il più delle volte la somiglianza è con animali più grossi, pericolosi o aggressivi, così che il predatore possa essere irretito e scoraggiato.
M. maia non si limita tuttavia al disegno dei simpatici e innocui Ditteri: questi sono posizionati in modo tale da far sembrare che si stiano nutrendo di escrementi di uccello grazie alla chiazza giallastra che compare sulla parte inferiore delle sue artistiche ali. Un osservatore non attento si lascia inevitabilmente ingannare: si è infatti convinti di aver avvistato due mosche che si nutrono delle succulente, viscide e biancastre deiezioni lasciate da qualche volatile. Se non si è coprofagi, meglio cambiare preda.

Non contenta dell’inganno visivo che gioca ai suoi eventuali predatori, la falena è solita posizionarsi proprio in corrispondenza di reali deiezioni di uccello, in modo da ingannarli anche a livello olfattivo. La naturalissima opera di body painting, frutto di una selezione naturale che appare quasi fantascientifica, è arricchita dal fastidioso odore di ammoniaca che essa stessa è in grado di emettere, diventando così una sorta di escremento a sei zampe… il virtuosismo artistico è completato e lo scopo è così raggiunto: i predatori, più schifati che intimoriti, si tengono ben lontani da lei!
A proposito: i predatori più comuni di questa specie sono proprio gli uccelli, paradossalmente ingannati dai loro stessi escrementi!

È letteralmente una questione di vita o di morte: in Natura ciò che scoraggia le potenziali minacce deve essere imitato, ma non sempre servono denti e artigli per difendersi e salvarsi… qualche volta basta mascherarsi da mosche che banchettano su un escremento!

Fonte: scienzenaturali.it
Immagine di copertina: Macrocilix maia

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