di Andrea Bonifazi
Il Brucaliffo, uno dei personaggi delle fiabe più conosciuti in assoluto.
Inventato da Lewis Carroll, fa la sua prima apparizione nel 1862 in Alice’s Adventures Underground, per poi ricomparire nel 1865 in Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie.
Non è citata alcuna specie relativa a questo simpatico e istrionico personaggio e nel libro è riportata una sua descrizione fisica accurata, ma le sue fattezze possono essere intuite grazie alle bellissime illustrazioni di John Tenniel.
Blu, liscio e privo di setole, alto (o lungo, che dir si voglia) circa 8 centimetri, fuma avidamente un narghilè seduto su un fungo.
Sullo sfondo dell’illustrazione si scorge anche un’infiorescenza costituita da fiori a 5 petali uniti in una lunga corolla…non vi ricorda nulla? Notevole è infatti la somiglianza con le infiorescenze di Nicotiana tabacum, la Solanacea dalle cui foglie essiccate si ottiene il tabacco, riproponendo così il tema del fumo.
Sebbene sia una pianta non minacciata da molti insetti pascolatori, avendo un gusto non molto gradevole, esiste una specie di Lepidottero le cui larve la apprezzano davvero notevolmente, tanto da essere comunemente chiamata Sfinge del Tabacco o Tobacco Hornworm: il Lepidottero Sfingide Manduca sexta.
Le larve di questa specie, diffusa nelle Americhe, compiono pasti così luculliani da causare gravi danni alle coltivazioni di Tabacco.
Ma com’è fatta la larva? Verde, liscia e priva di setole, alta (o lunga, che dir si voglia) circa 8 centimetri, divora avidamente le foglie di Nicotiana tabacum. Se avete una leggera sensazione di déjà vu è solo perché la sua descrizione coincide quasi interamente con quella del Brucaliffo, colore a parte.
Non è solo l’aspetto fisico a ricordare il Brucaliffo, in comune con il personaggio ideato da Carroll presenta anche un’altra sensazionale peculiarità: fuma! O meglio, è in grado di rilasciare soffi di nicotina (estratta direttamente dalle foglie della sua pianta nutrice) dagli spiracoli disposti lateralmente al suo corpo in modo da tenere lontani gli eventuali predatori, perlopiù Ragni Licosidi. I ricercatori, che solo recentemente hanno realizzato tale scoperta, hanno ribattezzato il fenomeno alitosi difensiva.
Dettagliate osservazioni naturalistiche unite a coincidenze incredibili hanno fatto sì che ad oggi il Brucaliffo possa avere un nome: Manduca sexta!
Fonte: scienzenaturali.it
Immagine di copertina: Il Brucaliffo nell’illustrazione del 1865 di Sir John Tenniel