Un filo diretto con l'etologia cognitiva e relazionale

Filosofo, etologo e zooantropologo.
Da oltre vent’anni conduce una ricerca interdisciplinare volta a ridefinire il ruolo degli animali non umani nella nostra società.
Direttore del Centro Studi Filosofia Postumanista e della Scuola di interazione uomo-animale (Siua), è autore di oltre un centinaio di pubblicazioni nel campo della bioetica animale, delle scienze cognitive e della filosofia post-human.
È inoltre direttore della rivista “Animal Studies”, la Rivista Italiana di Zooantropologia (Apeiron).

L’essenziale animale

L'essenziale animale copertina

intervista a Roberto Marchesini

Domanda: Il suo lavoro ventennale di ricerca in che modo ha voluto conciliare teoria e applicazione pratica?

Risposta: La mia ricerca in questi anni ha riguardato due aspetti particolari, entrambi inerenti l’interazione tra l’uomo e gli altri animali, incentrati su come l’essere umano sia stato cambiato dall’incontro con le altre specie, non solo ovviamente quelle domestiche, ma in special modo da queste; e su come il comportamento animale non sia frutto di automatismi, ma sia piuttosto l’espressione di uno stato mentale, per cui è sbagliato vedere negli altri animali degli esseri privi di una condizione psicologica.
Si tratta di due ricerche convergenti, perché è proprio la soggettività degli animali che li ha resi nel tempo nostri interlocutori. Ho portato queste ricerche in tutto il mondo e vent’anni fa ho fondato una scuola, la Siua, presente in tutta Italia per portare avanti questo progetto di valorizzazione del nostro rapporto con gli animali.

D. Possiamo dire cha la storia dell’uomo sia stata innegabilmente influenzata dalle convivenze con altre specie?

R. Gli altri animali ci hanno cambiato e molto nel corso del tempo, perché osservare il volo degli uccelli ha significato per l’uomo capire che si può volare, e questo ha sollecitato l’immaginazione umana ancor prima che Leonardo da Vinci cercasse nel volo degli uccelli le tecniche del volo e le strutture che potessero permetterlo. Anche il lupo e l’orso sono animali che hanno dato un contributo importante alla storia dell’uomo, e non a caso questi due animali entrano nella tradizione di molte popolazioni. Ma sono gli animali domestici i grandi volani della civiltà, a partire dal cane che ha dato all’uomo tutte le dinamiche di squadra; il bovino che con la sua forza ha reso possibile lo sviluppo dell’agricoltura; il cavallo che è stato il primo grande mezzo di globalizzazione tra i popoli euroasiatici.

D. Oggi, nell’ottusità di una vita cittadina che ci rende ostili verso ogni indizio di natura, in che modo viviamo gli animali che abitano con noi?

R. Gli animali sono stati dei grandi maestri per l’essere umano e ancora oggi svolgono un ruolo sociale importantissimo. Certo, dovremmo apprezzarli per quello che sono, senza trasformarli in sostituti delle nostre mancanze, come se fossero dei figli o dei partner. Il cane ha il diritto di essere trattato secondo le proprie caratteristiche etologiche e così è per il gatto: chi umanizza questi animali non li sta viziando, li sta maltrattando. Spesso vedo persone che dicono di amare il proprio cane o gatto, quando in realtà amano se stesse attraverso i loro quattro zampe. E questo modo di rapportarsi con gli animali non fa bene né agli animali né alle persone, perché sollecita le peggiori forme di narcisismo. Gli animali invece dovrebbero insegnarci l’empatia e l’apertura al mondo, non la chiusura in se stessi.

D. Ha senso parlare di specie più o meno intelligenti, laddove il parametro di riferimento resta sempre e comunque la nostra specie posta indiscutibilmente al centro del mondo?

R. Il cane e il gatto non sono esseri umani, ma non per questo sono degli automi privi di una loro dimensione psicologica. Gli animali vivono emozioni molto intense, hanno desideri, hanno una loro memoria e soprattutto ogni loro comportamento è sempre frutto di un pensiero e non di un meccanismo. Certo, il pensiero di ogni specie è differente, come peraltro l’intelligenza, che non è altro che una funzione specifica. Come ogni specie percepisce il mondo in modo differente, così ha un’intelligenza differente.
Il cane, per esempio, ha un’intelligenza sociale molto sviluppata, potremmo dire che è un politico raffinato che sa sempre come ottenere il meglio per sé e per il gruppo agendo sulle relazioni.
Il gatto, invece, è un enigmista con l’intelligenza di un solutore di problemi da affrontare come solista.

D. Le differenze che avvertiamo tra cane e gatto trovano effettivamente un riscontro nelle loro caratteristiche di specie?

R. Sicuramente cane e gatto sembrano due poli contrapposti.
Il cane è solare, rumoroso, caldo, stoicamente volto al suo ruolo, tenace e ostinato, proiettato su larghi orizzonti, tutto resistenza come un maratoneta, solido come una jeep, sempre ricoperto di fango o altra sporcizia.
Il gatto è il contrario ossia: lunare, silenzioso, freddo, epicureo nel godersi la vita, concentrato e distaccato, proiettato in verticale, tutto velocità e scatto come un centometrista, elastico come una macchina di Formula 1, sempre attento alla pulizia.
Così, anche le relazioni che contraiamo con loro sono assai differenti, anche perché questi due animali vivono il rapporto sociale in modo non sovrapponibile. Per il cane stare insieme vuol dire impegnarsi in un’attività dove si collabora. Per il gatto la relazione è uno stare vicini nel dolce far niente.

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