Un filo diretto con l'etologia cognitiva e relazionale

Filosofo, etologo e zooantropologo.
Da oltre vent’anni conduce una ricerca interdisciplinare volta a ridefinire il ruolo degli animali non umani nella nostra società.
Direttore del Centro Studi Filosofia Postumanista e della Scuola di interazione uomo-animale (Siua), è autore di oltre un centinaio di pubblicazioni nel campo della bioetica animale, delle scienze cognitive e della filosofia post-human.
È inoltre direttore della rivista “Animal Studies”, la Rivista Italiana di Zooantropologia (Apeiron).

I progetti di zooantropologia didattica

di Roberto Marchesini

Nella seconda metà degli anni ’80, insieme all’entomologo Giorgio Celli, avanzai il proposito di realizzare dei progetti didattici riferiti al mondo animale da presentare nelle scuole di diverso grado. L’idea di base era quella di dare delle informazioni più veritiere ai bambini sull’universo zoologico e di interessarli alla natura, nella consapevolezza che le nuove generazioni stavano dimostrando di avere una visione degli animali che si allontanava sempre più dalla realtà. Accanto a questa idea, avevamo l’obiettivo, un po’ più ambizioso, di aumentare il loro interesse verso la natura: osservare gli insetti, ascoltare il canto degli uccelli, individuare le tracce sul terreno, scoprire i nidi e gli indizi lasciati dal loro passaggio. Nonostante la tematica animale dominasse ancora il mondo dell’infanzia, la consuetudine dei ragazzi era occupata da pupazzi, cartoon, figurine, con una forte tendenza all’antropomorfismo, togliendo incentivi per osservare gli animali in natura. 

Le aree tematiche dei progetti

I primi progetti che proponemmo non erano ancora informati sui dettami della zooantropologia, ma ricordavano più dei percorsi naturalistici o etologici, in cui gli aspetti informativi della lezione – seppur non condotta in modo classico – erano ancora prevalenti, senza pretese formative. Divisi i progetti in quattro aree tematiche principali: 

1) naturalistica, cioè riguardante l’osservazione degli animali in natura, la ricerca sulle tracce e sugli indizi della presenza degli animali, l’analisi dei diversi ecosistemi, lo studio del rapporto tra le stagioni e la presenza delle diverse specie nei parchi cittadini, l’analisi del rapporto tra forma del corpo e adattamento a un certo habitat o stile di vita; 

2) etologica, basata sullo studio del comportamento animale, su come effettuare un’osservazione dei diversi aspetti dell’etogramma, sulla comparazione dello stile espressivo di due specie comuni (il cane vs il gatto), sull’analisi di un aspetto, come la percezione o la comunicazione nelle varie specie oppure con il focus su una certa specie spiegando i diversi ambiti del suo comportamento;

 3) zootecnica, riguardante lo studio della domesticazione degli animali, le aree dove i diversi animali erano stati domesticati, le diverse razze di una particolare specie e le caratteristiche di utilizzo, come per esempio le diverse razze di cani e le loro attività, gli usi e costumi culturali legati a quelle razze, le razze autoctone presenti in Italia nei diversi animali, il legame tra una razza e un territorio; 

4) veterinaria, dove si davano indicazioni sulle attenzioni sanitarie nella cura dell’animale familiare, s’insegnavano i bisogni fisiologici del cane o del gatto, il modo corretto d’interagire con loro, come ci si avvicinava a un cane sconosciuto, come evitare il rischio di aggressione, come prendersi cura dei propri animali, come educarli o svolgere una passeggiata al guinzaglio.

Le caratteristiche di ogni progetto 

I progetti prevedevano circa cinque o sei lezioni di circa un’ora ciascuna da svolgere in classe cui, eventualmente, aggiungere un’attività svolta all’aperto. La proposta veniva fatta agli insegnanti all’interno di quell’ambito previsto dall’autonomia operativa delle scuole in affiancamento ad altri aspetti del programma, approfondendoli o allargandone il contesto. La presentazione del progetto prevedeva una descrizione accurata dei contenuti e dei laboratori o delle attività didattiche che s’intendevano svolgere, la sua durata e un titolo indicativo, gli obiettivi che ci si proponeva di raggiungere, affiancando il curriculum completo – oggi si richiede in formato europeo, del proponente. Il progetto veniva presentato alla fine dell’anno scolastico per l’anno successivo contattando la segreteria e chiedendo un incontro con il dirigente scolastico. Dopo alcuni anni di progetti, conosciuta questa opportunità, erano gli insegnanti a contattarmi. 

La costruzione del progetto

Stabilita l’area tematica di base scelta dalla scuola, rispetto alle quattro suindicate, il progetto veniva concordato insieme all’insegnante nei contenuti e nelle attività previste. Per esempio: avendo scelto l’area etologica, l’insegnante proponeva di fare un progetto sul comportamento del cane in cinque lezioni così suddivise: i) la dimensione sociale del cane e l’interazione con lui; ii) la comunicazione con il cane: leggere i suoi segnali e sapere comunicare con lui; iii) la percezione del cane e le attività di ricerca; iv) quello che piace al cane e il gioco con lui; v) l’apprendimento e l’educazione del cane. I progetti erano ovviamente correlati alle classi di appartenenza dei ragazzi, rispetto alla difficoltà e complessità, per cui si avevano interventi specifici: 1) per le scuole materne, caratterizzati essenzialmente da giochi e attività di gruppo; 2) per il primo biennio della scuola primaria, basati su attività di interpretazione dell’area tematica attraverso il disegno, i cartelloni didattici; 3) per le tre ultime classi della scuola primaria, dove assumevano un posto rilevante i laboratori didattici; 4) per le scuole medie inferiori, molto più interattivi e aperti al dibattito all’interno della classe. 

Caratteristica della lezione

La lezione, in genere, era suddivisa in tre parti: i) una prima presentazione del docente che illustrava quale fosse l’obiettivo generale della lezione, della durata di circa 5-10 minuti, variabili a seconda dell’età dei ragazzi e della situazione specifica; ii) una seconda parte, di circa venti di minuti, dedicata alla spiegazione e alla presentazione del materiale; iii) cui faceva seguito l’attività da parte dei ragazzi che terminava cinque minuti prima della chiusura, permettendo così lo svolgimento dei saluti finali da parte del docente. Questi primi progetti ebbero indubbiamente un grande successo, a tal punto che dovemmo realizzare del materiale da lasciare ai ragazzi, in termini di piccoli opuscoli relativi alla lezione svolta, preparando altresì due video – uno dedicato all’albero e uno agli animali in città – da lasciare agli istituti scolastici che avevano aderito all’iniziativa. 

La difesa dell’ambiente

Presto ci fu richiesto di sviluppare progetti riguardante una quinta area tematica, quella ecologica, con temi che si riferivano al risparmio delle risorse, alla riduzione dei consumi, all’orientamento sul consumo consapevole, alla diminuzione della produzione di rifiuti, al riutilizzo e al riciclo e alla difesa dell’ambiente dai rischi dell’inquinamento. Realizzammo, così, i primi opuscoli sulla tutela dell’ambiente e il grande gioco dei rifiuti, ideato e progettato da Davide Celli. Anche in questo caso gli animali erano al centro: si metteva in luce, per esempio, che i nostri rifiuti era pericolosi per la sopravvivenza delle diverse specie, sotto tanti punti di vista, come il rischio di tossicità o di provocare ferite, ma altresì che il nostro consumo eccessivo toglieva loro le risorse. Utilizzare gli animali come testimonial di campagne ecologiche favoriva, infatti, la comprensione da parte dei ragazzi dell’importanza di tutelare l’ambiente. La grande attenzione e il successo suscitato da questi progetti ci lasciò stupefatti, ma le sorprese non erano ancora finite.

Educare attraverso la relazione con gli animali

Di certo non potevamo immaginarci che i nostri progetti potessero avere un portato migliorativo sul gruppo classe, da un punto di vista didattico o integrativo, andando al di là dell’aspetto informativo sull’area tematica sviluppata. Si trattava di un aspetto che non avevamo preso in considerazione nei nostri progetti, ma che ben presto gli insegnanti ci fecero notare. Difatti, ritornando dopo un anno a colloquio con la direzione didattica della scuola, per chiedere il loro parere sull’esperienza, trarre le conclusioni dell’intervento e, semmai, proporre nuovi progetti, gli insegnanti ci fecero notare questi apporti che non avevamo preso in considerazione nella progettazione. In estrema sintesi, ci dissero che, a seguito dello svolgimento del progetto, loro avevano notato dei cambiamenti significativi in molti ragazzi, spesso quelli che in precedenza davano i maggiori problemi, e un miglioramento complessivo del gruppo classe sotto tanti punti di vista, dalla coesione interna alla partecipazione alla didattica. In altre parole, mentre ci eravamo proposti un obiettivo informativo, al più di accrescere l’interesse nei confronti della natura, senza rendercene conto avevamo ottenuto anche un obiettivo formativo, che si era manifestato attraverso la modificazione di alcuni parametri di quella quotidianità scolastica di cui gli insegnanti erano le prime sentinelle. 

Se sei interessata a questi argomenti puoi andare nel sito http://www.siua.it

Scopri i progetti e i corsi di zooantropologia a questi link:

ZD Zooantropologia Didattica

https://siua.it/corso-zooantropologia-didattica/

EZA Esperto in Zooantropologia Applicata

https://siua.it/esperto-in-zooantropologia-applicata/

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