
di Roberto Marchesini
Sua Maestà il Re dei Belgi, Sua Maestà la Regina di Danimarca, il Presidente della Repubblica Federale di Germania, il Presidente dell’Irlanda, il Presidente della Repubblica Ellenica, Sua Maestà il Re di Spagna, il Presidente della Repubblica Francese, il Presidente della Repubblica Italian, Sua Altezza Reale il Granduca del Lussemburgo, Sua Maestà la Regina dei Paesi Bassi, il Presidente della Repubblica Portoghese, Sua Maestà la Regina del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord decisi a segnare una nuova tappa nel processo di integrazione europea intrapreso con l’istituzione delle Comunità europee
et cetera, et cetera, et cetera.
Come gli altri trattati sull’Unione Europea, anche il Trattato di Lisbona comincia così, chiamando in scena gli attori, entra in vigore il primo dicembre 2009 e si pone obiettivi onerosi: pace, rispetto dei diritti dell’uomo, giustizia, uguaglianza, stato di diritto e sviluppo sostenibile, da difendere con tutta la forza attraverso progetti e interventi… a discrezione dei Paesi membri.
È considerato importante perché integra il testo del protocollo relativo alla protezione e al benessere degli animali (già allegato al Trattato di Amsterdam) usando la locuzione esseri senzienti a proposito degli animali da reddito. Tale definizione, tuttavia non dice nulla sul riconoscimento di diritti agli animali e sulle responsabilità etiche, morali, sanitarie da attribuire alle parti economiche coinvolte. Anzi, il famoso Art. 13 è approssimativo ai limiti del paradosso, ma è comunque considerato in grado di porre qualche vincolo alle attività di sfruttamento degli animali.
Dunque, cosa succede quando uno Stato non è più membro dell’Unione Europea?
Si vota, naturalmente, per confermare o revocare quell’insieme di leggi precedentemente approvate in quanto norme di attuazione delle direttive europee. In sede di votazione, alcune leggi saranno mantenute, altre saranno rigettate.
Tecnicamente, si tratta dello European Union Withdrawal Bill, la procedura di uscita dall’Unione Europea.
A questo punto verrebbe da pensare “parole parole parole”, per cui capita a fagiolo una citazione di Pierre-Jules Renard: «Non mi occupo di politica, è come dire non mi occupo della vita.»
Ma proseguiamo.
Proseguiamo con loro, gli ultimi a comparire tra le verbosità cartacee, gli animali, in questo caso gli animali da reddito, allevati e utilizzati in agrozootecnia e a fini sperimentali.
Lo scorso 15 novembre, il parlamento britannico ha votato la revoca del testo che riconosce gli animali come esseri senzienti in grado di provare emozioni e dolore.
Improvvisamente, le parole si fanno importantissime.
L’Associazione Veterinaria Britannica (British Veterinary Association, BVA) ha definito l’accaduto preoccupante, poiché il riconoscimento agli animali della capacità di provare emozioni e dolore costituisce il principio fondante le leggi inerenti al rispetto e al benessere degli animali e che dettano i comportamenti e le misure da adottare in materia. La BVA ha chiesto al governo la disponibilità a mantenere almeno gli odierni standard di benessere animale nelle strutture in cui vengono utilizzati, ma i segnali di risposta non sono chiari.
La Società Reale per la Protezione degli Animali (Royal Society for the Prevention of Cruelty to Animals, RSPCA) ha definito la bocciatura del paragrafo come una grande delusione e un passo indietro nel riconoscimento del welfare animale.
Al momento, nel Regno Unito circa l’80 per cento delle leggi sul welfare animale è costituito da recepimenti di direttive comunitarie. Molte di queste saranno conservate, ma il riconoscimento della senzienzia animale verrà meno a partire da marzo 2019. Nel Regno Unito il recepimento del Trattato di Lisbona ha giocato un ruolo fondamentale nella battaglia contro l’allevamento in gabbia delle galline ovaiole e l’impiego di animali nella sperimentazione dei prodotti cosmetici. Inoltre, nell’Animal Welfare Act post-Brexit solo gli animali domestici sono inclusi (pur essendo cancellato il testo che parla di senzienzia), mentre la fauna selvatica e gli animali utilizzati a fini sperimentali rimangono esclusi.
Non va meglio per gli animali d’affezione: le attuali leggi britanniche definiscono i cani come beni mobili e l’aggravante dell’esclusione della senzienzia porrà il furto di cani a livello dei furti di oggetti, con il rischio di avere un impennata dei reati di questo tipo. Altra conseguenza è un’ampia falla che si apre nell’Animal Welfare Act a proposito dei cani da riproduzione, che rimangono privati di qualunque forma di protezione.
Quali, quanti e di quale gravità saranno gli effetti di questa decisione, lo vedremo nei mesi a venire.

Vogliamo concludere con una fotografia e il commento di Richard Bowler, fotografo naturalista inglese: “Se si concede al governo di togliere agli animali lo status di esseri senzienti, si faciliteranno tutte le pratiche di sfruttamento, sperimentazione, caccia con mute di cani, vivisezione e mille altri orrori, ne sono certo […] Guardate il viso di Charlie: è lo sguardo di un essere non senziente.”
Fonti: bva.co.uk, dogstodaymagazine.co.uk, plantbasednews.org,farminguk.com, ciwf.org.uk, rspca.org.uk, thelondoneconomic.com
Immagine di copertina: volpe © Richard Bowler / Michael Gove, Wikipedia Commons