Sei qui
Home Page > Breaking ethology > Contributi esterni > Uno «zoo infernale» per i cani: il caso delle nobildonne Baratieri a Milano

Uno «zoo infernale» per i cani: il caso delle nobildonne Baratieri a Milano

uno zoo infernale per cani

di Ermanno Giudici

Le sorelle Clementina e Clotilde, scomparse nel 2000, erano ricchissime e adoravano i cani. Purtroppo, da accumulatrici compulsive ante litteram, riempirono interi palazzi di animali segregati in condizioni allucinanti

L’accumulo compulsivo di animali ha tante sfaccettature e i fattori scatenanti non sono legati né alla cultura né alla posizione economica, come dimostra la vita di Clementina e Clotilde Baratieri, scomparse nel 2000, lasciando non solo una fortuna ai cani ma anche un numero di (s)fortunati quattrozampe maltrattati per troppo amore. Dopo anni di contenzioso con i servizi veterinari, dopo aver riempito di cani un intero stabile in piazza Castello, un residence in via Caccialepori e un ex stabilimento farmaceutico in via Eritrea a Milano, senza parlare dei cani accumulati in un terreno vicino a Crema, le sorelle Baratieri cercarono di creare una fondazione per la tutela dei cani abbandonati, senza riuscirci. Almeno senza riuscirci in vita, perché spesero più tempo e danaro ad accumulare cani che non a cercare di gestirli, circondandosi anche di una «corte dei miracoli» di gente che avrebbe dovuto occuparsi degli animali, con risultati spesso disastrosi.

sorelle Baratieri
Le contesse Clementina e Clotilde Baratieri a passeggio a Milano nel 1955. Foto Fondazione Baratieri Onlus

Morte le sorelle, venne segnalata a Enpa la situazione disperata in cui versavano gli animali ammassati in via Eritrea. Quando dopo aver richiesto un mandato di perquisizione, il 13 ottobre del 2000, le Guardie Zoofile di Enpa e i servizi veterinari entrarono nel canile lager di via Eritrea per dar corso a quanto ordinato dalla Procura, si aprì una finestra su una bolgia dantesca: un luogo di segregazione, privazione, maltrattamento difficile da sopportare e da raccontare come testimoniano i rapporti di polizia giudiziaria di quell’accesso e i rilievi fatti. Dove, caso forse più unico che raro, alcuni cani furono soppressi seduta stante per pietà, per non prolungare un’agonia inaccettabile.

Allora non si parlava di accumulatori di animali: erano catalogati come disturbi igienici, messi in atto da persone non perfettamente equilibrate e come tali erano silenziosamente tollerati. Quell’inferno fu vuotato, fui nominato custode giudiziario e riuscii a trasferire tutti i cani, sino a quando il prefetto del tempo non diede vita alla Fondazione. Da allora ho molta attenzione per gli accumulatori di animali. Dietro troppo amore si celano gironi di incredibile sofferenza, ma anche di non giustificabile indifferenza da parte di chi queste vicende dovrebbe risolverle.

Fonte: corriere.it
Immagine di copertina: Fondazione Baratieri Onlus

L’autore
ermanno giudiciErmanno Giudici
Si interessa di formazione sui diritti degli animali e sulle leggi che li tutelano. Scrive di diritti, talvolta anche umani, convinto che non ci sia civiltà vera senza il riconoscimento degli altrui diritti e dei nostri doveri.
E’ autore de Il grido degli innocenti (2011) e Il patto tradito fra uomo e cane (2012), che si propongono di far conoscere alcuni aspetti del nostro rapporto con gli animali: un modo per raccontare gli errori e i danni provocati dall’uomo, senza fare sconti a nessuno. Un contenitore di informazioni utili per tutelare i cani ma anche gli altri animali.
Pagina Facebook