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Il gatto in relazione con il mondo

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Il gatto è un animale molto sensibile nel suo rapporto con il mondo: quando ammiriamo le grandi doti percettive, che lo rendono capace di avvertire, anche mentre sta dormendo, il debole squittio di un topo, oppure la sua maestria nel muoversi nel contesto come se possedesse la metrica perfetta di ogni gesto, dobbiamo comprendere che questi talenti sono intimamente legati a certe disposizioni di misura e di sensibilità.

La forza del gatto è la chiave della sua fragilità.

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Anche quelle tendenze infantili che tanto soddisfano le nostre predisposizioni epimeletiche, nonché la giocosità che trasforma il felino in un simpatico clown, hanno come controaltare una marcata sensibilità e un forte bisogno di trovare nella relazione umana conforto e ristoro, un po’ come se il gatto ci chiedesse di rendere l’universo che lo avvolge coerente con i suoi bisogni e le sue aspettative.

Per questo, tante volte ho avuto l’impressione di essere una specie di coperta per i miei gatti, capace di riscaldare non solo il corpo e di fungere da oggetto transizionale, per dar luogo a un continuum tra loro e il mondo, baluardo contro ogni precipizio o discontinuità. Il gatto presenta contraddizioni interne, perlomeno ai nostri occhi: da una parte ama muoversi in una realtà conosciuta e, per tanti versi, controllata, dall’altra non sopporta la monotonia e la ripetizione, desiderando alimentare la sua curiosità con continue sorprese. Ma, a ben vedere, non c’è conflittualità o ambivalenza in questo suo bisogno, giacché solo se qualcosa sta fermo è possibile individuare il movimento di qualcos’altro.

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Il nostro felino interseca il mondo con una grande forza emotiva, ma forse, proprio per tale motivo, ha bisogno di un fondale. I gatti si legano in modo assai stretto al loro contesto di vita, da cui la sensazione che siano affezionati più alla casa che a noi; spesso, se spostati dalla vecchia abitazione, sono disposti a percorrere chilometri pur di tornare alla loro antica residenza.

Per il gatto, noi siamo una specie di regista che ha il compito di dare appropriatezza al suo mondo, scegliendo i fondali più opportuni a seconda della scena e delle musiche intonate. D’altro canto, così facendo, siamo sempre sul punto d’essere inglobati al contesto stesso, di diventare cioè parte dell’apparato scenico al cui interno si muove.

Sofia Calistri
Sofia Calistri
Sono una componente della redazione che si occupa di inserire i contenuti di Roberto Marchesini all'interno di questo blog. Auguro a tutti Voi una buona lettura!
http://marchesinietologia.it