
Una volta entrato in famiglia il cane cerca subito l’integrazione e fa di tutto per trovare occasioni di relazione: immediatamente diventiamo per lui il centro del mondo. Il cane ci guarda attentamente, sembra studiarci o comunque aspettare qualcosa da noi, e lo fa pressoché in modo continuo.
Sdraiato nella sua cuccia o mentre sembra sonnecchiare o, ancora, quando gioca con la pallina… il cane non ci perde mai d’occhio. Per un animale caratterizzato da una socialità collaborativa così accentuata conoscere i propri compagni di squadra è la prima delle esigenze. Per questo non ci si deve meravigliare se il cane anticipa sempre le nostre azioni, lui dopo un po’ ci conosce meglio di quanto noi stessi ci conosciamo. Se sembra capace di preveggenza o di leggere il pensiero, è solo perché sa interpretare perfettamente i nostri movimenti: quando ci alziamo dal divano per uscire il cane si mette a saltellare in preda all’entusiasmo più sfrenato, se viceversa ci alziamo per andare in bagno non ci degna nemmeno di uno sguardo.
Sono convinto che se mi facessero vedere un filmato dove sto eseguendo azioni che anticipano una certa attività – per esempio: mi alzo dalla sedia, smetto di scrivere al computer, ripongo gli occhiali, etc. – il mio cane saprebbe interpretarle nel modo giusto, ossia agirebbe di conseguenza, al contrario io non saprei rispondere su cosa mi sto accingendo a fare. La relazione è pertanto per il cane una sorta di palestra di concertazione, il luogo cioè dove ci si conosce e si approfondisce l’intimità fino nei meandri meno accessibili della personalità, per costruire quella sintonia che sta al centro della collaborazione.
Per collaborare infatti è necessario essere perfettamente allineati, sapere sempre la posizione del tuo compagno nel campo di gioco, capirsi al volo attraverso una comunicazione ridotta al minimo, aver maturato degli schemi di gioco che consentano triangolazioni perfettamente sincroniche, essere in grado di complementarsi. La collaborazione è un’arte complessa. Non basta desiderarla o declamare i propri intenti collaborativi. Per collaborare è necessario un duro lavoro esercitativo, una palestra diuturna di prove e controprove, ma per farlo è necessario esserne motivati.
Questo è il grande segreto del cane. Si sforza ma non è un compito, s’impegna ma non è una costrizione: è solo l’espressione del suo talento sociale. Attraverso lo sguardo, la relazione, l’affettività e il gioco il cane esercita l’allineamento, cerca la sintonia e purtroppo sovente deve arrendersi di fronte all’accidia e al disinteresse del suo compagno a due zampe. Il gioco per il cane non è un semplice momento di distrazione ma il modo di armonizzare il proprio comportamento con il nostro, costruendo stili e schemi d’interazione.
Anche la passeggiata rappresenta un momento sociale importante, che non va banalizzata con il semplice “portare il cane a fare pipì”, perché per lui è sempre l’inizio di un’avventura condivisa, seppur breve, ma puntualmente vissuta come escursione, avvenimento, festa… e l’eccitazione e l’entusiasmo che vi infonde lo dimostra.