
Le motivazioni sono come dei “verbi-desideri” – per esempio: rincorrere, raccogliere, difendere, esplorare – ovvero dei desideri in cerca di un contenuto per potersi tradurre in azioni vere e proprie. Laddove per contenuto s’intende una specificazione di target, di modale operativo, di contesto e di tempo espressivo: per cui non abbiamo più semplicemente il rincorrere, ovvero l’atto, ma il rincorrere una lepre sul prato, ovvero l’azione.
Anche le motivazioni pertanto sono come dei collanti che coniugano l’individuo al mondo esterno, per cui:
- quanto più il soggetto è motivato tanto più forte sarà il suo interesse orientativo verso il mondo;
- nel modo in cui è motivato, ovvero su quale verbo avviene la sua coniugazione, si estrinsecherà il tipo di interesse-orientamento verso il mondo.
Va da sé che la motivazione è sempre intrinseca – per esempio la tendenza predatoria è una disposizione che riguarda il soggetto – mentre la specificazione (ossia verso cosa è rivolta) dipende dalle occasioni che il mondo esterno dispone in un certo momento oppure dalle esperienze pregresse che il soggetto ha avuto. Non dobbiamo pertanto credere che per il cane la motivazione sia la pallina: quest’ultima è infatti solo il target verso cui è rivolta la motivazione ovvero la scusa che consente al soggetto di esprimere il proprio verbo desiderio.
Nel cane le motivazioni indicano anche delle prevalenze nell’espressione o nelle predisposizioni performative che vanno inquadrate come vocazioni o talenti specifici di razza. Ci saranno infatti razze dove prevale il predatorio come aspetto vocazionale, che inquadrato all’interno di una memoria di pattern definiti, come la ritualizzazione del comportamento, definisce il talento specifico dei conduttori di gregge, mentre inquadrato su un’espressione completa fa emergere il talento dei levrieri. In altre razze prevarranno altre motivazioni – come: l’agonismo, la difesa, la protezione, la ricerca, il riporto – cosicché ritroveremo altre tendenze espressive e di conseguenza altre vocazioni e talenti performativi.
Lavorare sulle motivazioni è importante perché significa favorire certi comportamenti piuttosto che altri e individuare modi corretti di dare espressione alle tendenze del nostro cane, evitando la frustrazione. Ma come si fa a lavorare sulla motivazione? Il modo è presto detto:
- individuare i target corretti, evitando che il cane si orienti su cose sbagliate o che possono creare problemi;
- stabilire dei rituali d’ingaggio e di ingresso all’attività motivazionale e parimenti individuare un segnale di chiusura;
- stabilire delle regole precise di gioco, in modo tale che l’espressione sia sempre contenuta o incanalata all’interno di un range prevedibile;
- individuare un contesto che sia coerente e sostenibile per poter esercitare quella particolare motivazione.
Possiamo dire che il cane non solo presenta una collezione di motivazioni molto differente dall’assetto motivazionale della nostra specie, ma altresì costruisce il proprio profilo individuale sulla base di coinvolgimenti che lo portano in una relazione differente con il contesto-mondo. Dico sempre: se metti un bambino e un gattino su un prato, il primo raccoglierà margherite, il secondo rincorrerà farfalle. Essere motivati in modo differente significa essere interessati, sensibili, capaci di fare emergere, orientati nella ricerca, portati ossia calamitati verso precise elettività stimolative presenti nella realtà esterna.