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Amore per la vita

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L’infanzia di ogni appassionato di animali presenta dei tratti caratteristici, tra cui spicca un orientamento quasi maniacale verso le forme viventi associato a una grande capacità di rilevarle anche quando sono mimetizzate. La passione per gli animali si accompagna spesso a un acceso interesse nei confronti della crescita e delle funzioni corporee, da cui il desiderio di allevare e nutrire.

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Il mio più grande interesse era l’attenzione verso i processi riproduttivi, come la schiusa delle uova. Le uova hanno sempre esercitato un fascino incredibile su di me sia per la forma sia per il fatto di nascondere una vita in formazione. Ero puntualmente deluso dalle uova di Pasqua perché, anche se non saprei dire il motivo, immaginavo contenessero fantastiche sorprese che regolarmente venivano deluse da orrendi portachiavi o altre simili amenità. E tuttavia anche da piccolo cercavo disperatamente le uova di ogni animale che m’interessava, per esempio delle coccinelle.

Il sorgere di una nuova vita è comunque un fatto straordinario che appassiona qualunque bambino e che purtroppo viene frustrato in questo suo desiderio di conoscere dalle ipocrisie degli adulti che, per falsi pudori culturali, nascondono ciò che c’è di più bello nel mondo vivente la riproduzione, dietro favolette che non fanno altro che sporcare la sua meraviglia con invenzioni banali, come i cavoli o le cicogne. Un nido con delle uova dentro era per me la più bella opera d’arte che si potesse immaginare. I miei ricordi nella seconda metà degli anni Sessanta sono costellati di uova: cercate nei cespugli, osservate giornalmente nei nidi dei canarini di mio nonno, setacciate nell’acqua dei maceri e degli stagni. Il fiorire dei girini di rospo nei laghetti a primavera era per me uno spettacolo unico.

L’interesse per la vita nelle sue diverse espressioni e nel suo apparire improvviso ha un richiamo direi irresistibile per chi ama gli animali. I bambini che hanno questa passione indubbiamente si riconoscono rispetto agli altri. Si tratta di connotati assai peculiari basati sulla curiosità e sull’esplorazione, ma altresì sulla tendenza a lasciarsi affascinare da tutto ciò che concerne la natura – una forma di estetica naturalistica – che sintetizza il senso rassicurante del bello, nella forma e nelle espressioni del vivente, con il conturbante e stuporoso senso del sublime, nella magia della nascita e della crescita.

Al punto tale che c’è chi si è spinto a ipotizzare persino una sorta di gene della zoofilia. Edward Wilson, padre della socio- biologia, già nel 1984 nel saggio Biofilia propendeva per la presenza di una componente genetica all’orientamento verso gli animali. Anche l’etologo Konrad Lorenz peraltro aveva prospettato, seppur in modo velato, una predisposizione innata. Sicuramente molti genitori di giovani naturalisti sarebbero pronti a giurare che quel figlio fin dalla prima infanzia, presentava un talento innato verso il vivente, un po’ come avviene per la musica o per la matematica. Sarà forse una costruzione a posteriori, giacché siamo portati a organizzare i nostri ricordi sulla base del presente, e tuttavia qualcosa di vero ci deve essere.

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Il bambino amante degli animali sembra colpito da un irrefrenabile languore verso tutto ciò che si muove: è proprio una fame, un desiderio di toccare, raccogliere, possedere, accudire. Inoltre dimstra un occhio particolare nel cogliere le forme animali e una puntigliosa capacità categoriale. A richiamarlo è la multiformità dell’universo zoologico, impara velocemente a riconoscere le diverse specie, anche quando presentano dei tratti di forte somiglianza, eccelle nella distinzione e nella capacità classificatoria.

Già a diciotto mesi molti di questi bambini intuiscono le corrispondenze anatomiche di animali anche indubbiamente differenti tra loro e lo fanno con grande proprietà: per esempio scoprono le orecchie dell’elefante, dell’otaria, dell’uomo oppure la bocca di un pesce, di un pappagallo, di una talpa. Inoltre questi bambini presentano con incredibile regolarità robuste doti mimiche: imitare posture e movimenti non umani sembra essere una loro dote naturale. Questa peraltro pare una caratteristica generale dell’essere umano, un tratto che io pongo alla base della capacità della nostra specie di imparare dagli animali.

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Il bambino affascinato dagli animali sembra possedere queste doti in modo accentuato e non penso di allontanarmi troppo dal vero se dico che l’etologo di oggi era lo sciamano di ieri. Anche imitare i versi degli animali è un classico e molti genitori si preoccupano nell’ascoltare le vocalizzazioni selvagge del proprio piccino, le cui le prime parole balbettate hanno sempre un unico tema. Si tratta di ereditarietà? Non saprei. Di certo leggendo i resoconti d’infanzia di molti naturalisti trovo impressionanti analogie con la mia vita, in bilico tra il vagabondaggio in mezzo alla natura e la smania di adottare qualunque tipo di animale.

Sofia Calistri
Sofia Calistri
Sono una componente della redazione che si occupa di inserire i contenuti di Roberto Marchesini all'interno di questo blog. Auguro a tutti Voi una buona lettura!
http://marchesinietologia.it