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Mi presento..sono il coniglio

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Il mio progenitore selvatico (Oryctolagus cuniculus) è originario della penisola iberica ed è stato introdotto nel resto d’Europa dai Romani. Noi conigli apparteniamo all’ordine dei lagomorfi, parenti stretti dei roditori, da cui ci differenziamo per un paio di incisivi superiori in più, ma come loro abbiamo un irrefrenabile bisogno di rosicchiare ogni cosa che arriva alle nostre mandibole.

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I nostri incisivi infatti sono a crescita continua ed è indispensabile tenerli in attività anche per evitare che, non consumandosi, crescano troppo. I conigli solo di recente sono diventati animali da compagnia, i preferiti da voi bambini appartengono alla varietà nana, che presenta un gran numero di razze – dagli angora dal pelo morbidissimo agli ariete dalle lunghe orecchie ricadenti – con varie tonalità di mantello. I conigli nani assomigliano a dei peluche e hanno un musetto molto grazioso: ricordati tuttavia che non siamo dei giocattoli e abbiamo delle esigenze molto particolari. Sei proprio sicuro di poter dare al tuo coniglio quello di cui lui ha bisogno? Forse è meglio che ti parli un po’ di noi.

Rispettare le esigenze del coniglio

In natura i conigli selvatici vivono in colonie molto numerose, anche di parecchie dozzine di soggetti, in un’intricata rete di tunnel sotterranei del diametro di circa 15 cm, con molte vie d’uscita e camere per i cuccioli. Questo permette ai conigli di sfuggire ai predatori di tana come le donnole o gli ermellini. Una colonia arriva in genere a occupare territori assai vasti, e a sua volta si divide in gruppi sociali più piccoli, di circa sei soggetti ciascuno. Ogni gruppo difende attivamente un’area specifica, quella zona da cui ricava il cibo per sostentarsi. Come sai, il coniglio non è un carnivoro, come il cane e il gatto, e si alimenta di vegetali: soprattutto fieno ma anche erba, tuberi e radici.

Abituato a trascorrere gran parte delle ore diurne in luoghi sotterranei, il coniglio sopporta la vita in gabbia, a patto però che l’ambiente sia arricchito con oggetti da perlustrare, per esempio una scatola di cartone che può fungere da tana, e con altri accessori come tubi di plastica che ricordano i cunicoli. La gabbia tuttavia deve essere di grandi dimensioni, almeno 100 cm x 50 cm e alta 40 cm. Accessori indispensabili sono la griglia raccoglifieno, la ciotola e il beverino a sifone che evita che l’acqua venga sporcata. Ricorda però di far sì che il coniglietto abbia la possibilità di uscire dalla gabbia almeno una volta al giorno, per un periodo non inferiore a un’ora con preferenza durante le ore serali.

La riproduzione del coniglio

Un altro aspetto che ci caratterizza è la capacità di riprodurci in fretta: già a quattro mesi di vita una femmina è pronta per procreare e la gravidanza dura solo un mese. Una femmina in un anno può arrivare a mettere al mondo fino a trenta coniglietti. I conigli nascono completamente glabri (privi di pelliccia) oltre che ciechi e sordi, inoltre sono incapaci di coordinare i movimenti degli arti e di regolare la loro temperatura.

Per questo nella prima settimana di vita passano tutto il tempo nel nido e solo attraverso l’olfatto vengono guidati al capezzolo della madre. La femmina li allatta una o due volte al giorno, di solito nelle ore notturne e rimanendo presso il nido appena pochi minuti. Nell’allattare i suoi cuccioli la coniglia assume una posizione tipica: invece di sdraiarsi, come nel cane e nel gatto, resta accovacciata sui cuccioli che accedono al capezzolo mettendosi pancia all’aria. Già a una settimana i coniglietti cominciano a ricoprirsi di pelo, a sentire i rumori, ad aprire gli occhi e dalla terza settimana iniziano i loro primi tentativi di uscita dal nido o addirittura timide perlustrazioni dell’ambiente esterno. La relazione all’interno della cucciolata è molto importante per lo sviluppo del comportamento, perciò è necessario evitare un allontanamento prematuro: il periodo migliore per adottare un coniglietto è a otto settimane di vita.

Corrette relazioni uomo-coniglio

Affinché il coniglietto possa instaurare una buona relazione con l’uomo è necessario abituarlo al contatto fin dalle prime settimane di vita e in seguito fare in modo che non perda l’abitudine. Inoltre è importante rafforzare ogni interazione positiva attraverso premi alimentari, per esempio un boccone particolarmente gradito. Mai spaventare l’animale, mai prenderlo per le orecchie, mai forzare l’interazione o afferrarlo in modo traumatico.

Essendo estremamente abitudinari, noi conigli ci facciamo avvicinare a patto che vengano rispettati specifici rituali: per esempio se ripeterai il nome del tuo coniglietto ogni volta che aprirai la gabbietta per farlo uscire egli imparerà a rispondere al tuo richiamo. La massima dimostrazione d’affetto viene espressa leccando la mano o il viso: se ti dovesse capitare dovrai sentirti molto onorato.

Il coniglio manifesta il suo stato di benessere anche rotolandosi o stiracchiandosi, mentre la contrazione della muscolatura della faccia, orecchie aderenti alla testa e portate all’indietro, coda orizzontale e corpo sollevato sono i segnali tipici di aggressività, a cui sovente si accompagnano il tamburellare sul pavimento con le zampe posteriori e il soffiare, quasi sempre preludio di un attacco; e in questo caso ti consiglio di non avvicinarti. Il coniglio può presentare comportamenti aggressivi per paura o per difesa territoriale, perciò se vuoi evitare spiacevoli incidenti, devi concentrare i momenti di contatto al di fuori della gabbia e soprattutto lontano dalla zona di alimentazione.

Le attenzioni

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Timido e diffidente con gli estranei, il coniglio può manifestare scatti improvvisi di fuga: non dimenticare che, a differenza del cane e del gatto, in natura noi conigli siamo delle prede e dobbiamo la nostra sopravvivenza alla capacità di alternare momenti di immobilità assoluta a fughe repentine. In casa bisogna fare attenzione a questa nostra indole sia perché pavimenti troppo lisci possono farci scivolare e la spinta propulsiva dei posteriori può tradursi in un pericoloso colpo di frusta sulla colonna vertebrale, sia per il rischio di poter precipitare nel vuoto se veniamo posti su un tavolo o su un punto rialzato.

Ricorda che il coniglio non è un gatto, il suo scheletro è particolarmente fragile, cosicché una caduta può essergli fatale. Per rafforzare il tessuto osseo è necessario assicurare al coniglio perlomeno tre ore di libertà al giorno, avendo cura di vigilare sulla sua attività. Rosicchiare è infatti per noi l’occupazione più piacevole, oltre che una necessità: mobili, tappezzeria, non vi è cosa che sfugga al nostro interesse alimentare. Attenzione quindi, perché nelle sue perlustrazioni tende ad assaggiare di tutto, dai fili elettrici ai cavi del telefono o del computer.

Per questo è sempre meglio predisporre un luogo della casa, possibilmente recintato, dove poterlo liberare senza preoccupazioni. Una raccomandazione: poiché il coniglio è un animale perlopiù notturno – non dimenticarti che i suoi nemici naturali sono la volpe e l’aquila – è consigliabile consentirgli la libera uscita nelle ore serali. Per migliorare la vita quotidiana del tuo compagno ti consiglio di arricchire il suo ambiente con pezzi di legno da rosicchiare, tubi di plastica o di cartone e oggetti rumorosi da muovere con il muso. Attentività e curiosità sono le doti che contraddistinguono il coniglio.

Sofia Calistri
Sofia Calistri
Sono una componente della redazione che si occupa di inserire i contenuti di Roberto Marchesini all'interno di questo blog. Auguro a tutti Voi una buona lettura!
http://marchesinietologia.it