
Imbattersi in un conspecifico è con estrema frequenza un evento problematico, per cui lo sconfinamento di estranei è sempre motivo di ansia o di reiterazione della marcatura nei gatti residenziali.
Se un micio, dalla finestra di casa sua, vede un altro gatto gironzolare nei pressi, con molta probabilità sarà portato a ribadire la propria prelazione territoriale attraverso la marcatura e, qualora, il disturbo dovesse persistere, può andare incontro a disturbi emotivi. Non parliamo poi del rischio che un estraneo possa penetrare all’interno dell’abitazione, attraverso una finestra aperta o utilizzando la gattaiola! Spesso le persone non si accorgono di queste intrusioni, perché il gatto – come si sa – è incredibilmente furtivo e abile a non lasciare traccia, e tuttavia scopriremo che qualcosa non va dal comportamento del nostro micio, che mostrerà a diverso titolo stati di disagio.
Quando si forza la convivenza tra gatti all’interno delle mura domestiche può accadere di tutto e quasi mai all’insegna della felice convivenza. Possono nascere furiose lotte, eclatanti negli aspetti coreografici, ma altresì fonti di pericolose lesioni – non dimentichiamoci che i gatti sono forniti di armi micidiali! – oppure insorgere sotterranei mobbing tra gatti, soprattutto nelle aree di passaggio o nelle zone adibite alle grandi funzioni organiche, come mangiare o fare le deiezioni.
Non sempre ci si rende conto di queste difficoltà relazionali, che ricordano molto le liti condominiali, spesso combattute attraverso piccoli dispetti; di certo tali conflittualità, pur criptate all’apparenza – come, per esempio, l’ostacolare con la propria presenza irremovibile e minacciosa l’accesso alla cassettina per le deiezioni da parte dell’altro gatto – causano disagio e alterazioni nel comportamento che sovente il proprietario fatica a comprendere.
Non a caso, quasi sempre, il nostro gatto ha un rapporto conflittuale con quello che viene puntualmente definito il “gattaccio del vicino” e il motivo è molto semplice: per il gatto la casa non definisce mai il suo territorio di vita, che inevitabilmente si estende agli spazi condominiali e oltre.
Il gatto è pertanto un animale sociale con riserva, un solista che ha bisogno dei propri spazi operativi, un individualista per natura ossia per necessità, un artista della privacy, di cui ha uno spassionato bisogno. I suoi virtuosismi atletici e sensoriali sono peraltro legati a questa necessità di spazi privati da dedicare al riposo e ad altre attività di rilassamento o di espressione individuale.
Se questa urgenza, che non è affatto opzionale per lui, non viene rispettata, il nostro beniamino comincerà ad andare incontro a situazioni prolungate di stress che gli causeranno alterazioni comportamentali e somatiche. Anche il gatto più tollerante ha comunque bisogno d’intervallare la sua giornata di brevi sonnellini ristoratori che, nel loro complesso, arrivano a coprire anche la bellezza di quindici ore al giorno. Siamo di fronte a un organismo ad alta funzionalità cognitiva e il cui cervello consuma oltre il 20% delle risorse energetiche, nessuna meraviglia pertanto se ha necessità altrettanto corpose di ripristino.