
L’uomo da sempre rimane affascinato dal mondo animale, ma spesso si dimentica o non ammette le numerose somiglianze con esso; si parla di zootropia, ossia la tendenza umana ad ammirare e studiare tutto ciò che è zoomorfo. Roberto Marchesini, famoso etologo e zooantropologo, affronta questo tema in molti dei suoi libri, e in modo particolare in Fondamenti di Zooantropologia (Apeiron 2014) ed Epifania animale (Mimesis 2014).
Nel primo saggio si introduce il concetto di zooantropologia partendo da concezioni erronee che spesso si ritrovano nel pensiero umano. Si pensi all’universo culturale, in una società fortemente antropocentrica diventa scontato pensare che sia un progetto autarchico umano, circoscritto e finalizzato all’uomo soltanto, un progetto in cui le altre specie animali sono ridotte a una mezzo o strumento per ottenere un guadagno, non solo economico ma anche in termini di realizzazione personale. All’eterospecifico non vengono conferite capacità di interazione con l’Homo sapiens e se mai questo venisse coinvolto in un dialogo, si tratterebbe di una strada a fondo cieco, in cui nessuno dei due interlocutori può trarre vantaggi dall’esperienza vissuta. Quindi il principio cardine di questa teoria è considerare l’essere umano come un essere perfetto e indiscutibile.
Ma se per un attimo mettessimo in discussione le capacità dell’essere umano? Se considerassimo l’uomo come solo uno dei petali di quel grande fiore chiamato “biodiversità”? Si aprirebbe un mondo parallelo in cui a ogni specie si conferisce una soggettività e la facoltà di arricchire tutte le altre grazie al proprio contributo, ed ecco allora che nasce la zooantropologia. Marchesini ha improntato il suo studio ventennale proprio su questo tema, per andare oltre alla comune concezione di animale-macchina e animale come dimensione circoscritta. Nel libro le specie non-umane passano da oggetti a soggetti, protagonisti e parti attive nel dialogo con l’uomo.
Se si ragiona in questi termini si può ben comprendere che terminata l’interazione l’uomo risulta cambiato, o meglio arricchito da una nuova esperienza. In Fondamenti di Zooantropologia sono analizzati anche quei concetti o convinzioni che vanno sfatati. Ad esempio l’idea che la cultura sia una prerogativa dell’uomo, che i processi di antropopoiesi siano circoscritti alla dimensione umana e che non coinvolgano le alterità animali, poi ancora che i suddetti processi antropopoietici allontanino ulteriormente l’Homo sapiens dalle altre specie. La zooantropologia si impegna per ribaltare queste concezioni importando l’idea dell’ibridazione umana con le alterità animali come risultato del dialogo tra eterospecifici.
Occorre specificare che l’autore non intende negare o annullare i predicati risultanti da processi antropopoietici ma vuole aprire la mente del pubblico donando chiavi di lettura alternative per comprendere che la dimensione umana non è un contenitore ermetico ma è influenzata e impregnata di alterità. Marchesini affronta il medesimo tema anche in un altro libro: Epifania Animale. Nelle prime pagine del libro, l’autore prende in analisi l’incontro tra l’uomo e le altre specie e sintetizza ciò che ne risulta in due punti: dapprima si ha un processo di immedesimazione, quindi si riconosce all’animale un’individualità, e si comprende che si ha un’ iterazione a due. Poi si manifesta un processo di distanziamento, in altre parole si prende coscienza delle differenze e si comincia a vedere il mondo da un altro punto di vista.
L’uomo si riconosce e disconosce allo stesso tempo da ciò che è considerato “l’eterospecifico” per un attimo si decentra dalla sua dimensione e da questa esperienza ne esce arricchito. Dal dialogo con l’eterospecifico ecco che si mostra l’epifania, una rivelazione dell’animale non-umano che ispira l’uomo e si manifesta nella nostra cultura. Con l’epifania animale l’uomo va oltre, si spoglia dalle caratteristiche umane e sperimenta il volo dell’uccello o la forza del toro, cercando cioè nuove dimensioni.
La specie Homo sapiens ha inoltre il brutto vizio di inventare qualcosa e ritenerla innovativa senza prendere in considerazione il fatto che in natura quella creazione è ormai testata da millenni, risultando a tratti scontata. Dalle primitive tecniche di caccia, alla costruzione di macchinari per viaggiare per cieli e per mari l’uomo è partito dall’osservazione e dallo studio delle altre specie animali. A tal proposito si può fare riferimento a due testi: Armi animali: come la natura ci ha insegnato a combattere di Douglas j. Emnel (Codice Edizioni 2016) e Dagli insetti al Jumbo jet di Henk Tennekes (Raffaello Cortina 2010).
Nel primo libro elencato l’autore parte da uno studio sulle forme di difesa o di attacco nel mondo animale e da qui traccia un interessante parallelo tra le armi animali e quelle create dall’uomo,partendo dalle armature e arrivando alle armi da fuoco. Armi animali si articola in quattro parti: nella prima, denominata Cominciamo dai piccoli, vengono esaminati i meccanismi di selezione naturale e come la forma delle armi si è modificata nel tempo. La seconda parte, Inizia la corsa, parla del perché si ricorra agli armamenti e le cause che scaturiscono l’evoluzione di armi molto grandi. La terza parte, La corsa entra nel vivo, prende in considerazione ciò che succede dopo la corsa agli armamenti, ad esempio trattandosi di grandi armi saranno molto alti i costi e gli ingombri. Nella quarta e ultima parte, Parallelismi, affronta i paragoni tra armamenti animali e umani. Non era intenzione dell’autore includere l’uomo nel suo saggio, ma più studiava più si accorgeva di quanto fossero intrecciate le armi progettate dall’uomo con quelle già presenti in natura.
Come dice l’autore stesso nelle prime pagine «Benché io sia un biologo (e non uno studioso di storia militare), e benché questo libro si occupi prima di tutto della varietà e della stravaganza delle armi animali, i confronti con i nostri armamenti sono troppo suggestivi ed eccitanti per essere ignorati» poi continua «Le armi industriali umane non sono ereditarie nel senso autentico del termine e vengono costruite nelle fabbriche, e non nell’utero materno[…]Tuttavia le armi umane si modificano si modificano per forma, capacità e dimensioni nel tempo, e i vettori di tali cambiamenti sono determinati da forse di selezione incredibilmente simili a quelle che plasmano l’evoluzioni delle armi da fuoco».
Considerato lo scopo di questo lavoro l’analisi si concentra sulla parte IV del libro di Emlen. Il primo termine di paragone con l’uomo è rappresentato dalle termiti, nello specifico si prendono in considerazione i termitai e le mura che proteggevano le nostre città. Il termitaio è costituito da una parete esterna dura come il mattone (il sole secca la sabbia impastata con escrementi e saliva); una volta forata la parete esterna c’è uno spazio vuoto e successivamente una seconda parete. Questo assetto può rispecchiare il fossato che veniva costruito intorno al castello. Nelle pareti del termitaio ci sono piccolissime aperture attraverso le quali gli insetti possono spostarsi e ognuna di queste è presidiata da termiti soldato testa grossa (in questo confronto pensiamo alle feritoie nelle mura del castello e ai soldati di vedetta). Nel cuore del termitaio c’è la stanza più importante di tutte, quella che ospita la regina, isolata da tutto e con un unico passaggio, talmente piccolo che la regina stessa faticherebbe ad attraversare.
Per quanto riguarda un altro libro citato Dagli insetti al Jumbo Jet la sfera di studio diviene molto specifica: si analizzano animali dotati di ali e macchine volanti costruite dall’uomo e l’autore spiega come le leggi fisiche siano le medesime. Nelle prime pagine Tennekes afferma «I cigni e gli aerei seguono gli stessi principi aerodinamici. L’evoluzione biologica e il suo equivalente tecnologico differiscono in molti modi, ma trovo i parallelismi tra loro esistenti molto più stimolanti».
Un’innumerevole lista di autori ha affrontato il tema della rivelazione animale come punto di partenza per l’uomo per costruire la propria dimensione e cultura. Il mondo animale ci ha concesso da sempre un’eredità e una biodiversità illimitata, ma noi esseri umani abbiamo pensato solo a modi per sfruttarla e ottenerne guadagno senza conferirgli l’importanza e il rispetto che merita.
Recensione a cura di Sofia Calistri