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La scelta vegan è una religione?

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Una delle opposizioni più frequenti pronunciate contro la scelta vegan è che sia “estremista”, come se la scelta di non mangiare carne e prodotti di origine animale fosse dettata da un dogma religioso. Ma è veramente così? La scelta vegan è una religione?

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Di primo acchito, la riflessione è semplice. Ci si informa su cosa sia l’attività intensiva di allevamento strutturalmente parlando: negazione dell’individualità, abusi, violenze, torture sistematiche sugli animali detenuti negli stabilimenti di produzione e relegati a oggetti timbrati, spostati, registrati, sballottati come pacchi postali che si ostinano noiosamente a urlare e a ribellarsi all’orrore in cui sono quotidianamente immersi. Chi sceglie di opporsi a tutto questo (che è un vero e proprio sistema economico di produzione, e non la rappresentanza sparuta di casi sporadici come qualcuno vorrebbe fare credere) opera una scelta politica.

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Se si sceglie un’alimentazione vegan, si opera una scelta politica. In una società basata sui consumi, dovremmo diventare consapevoli che il vero voto politico viene espresso quando andiamo a fare la spesa. In pratica, votiamo tutti i giorni. Sembrerebbe semplice, se non fosse che toccare le abitudini alimentari delle persone è come toccare la loro sfera intima, che si riduce, in questo caso, a un ego blindato in una autoreferenzialità che non vuole sentire ragioni. Essere vegan significa essere contro un sistema di tortura. Definire questa scelta estremista significa non averne compreso le ragioni; oppure, più probabilmente, significa pestare infantilmente i piedi nella difesa di un proprio orticello fatto di abitudini che i più desiderano mantenere rifiutando di capire che le scelte alimentari hanno, oggi più che mai, precise conseguenze anche sulle sorti della nostra specie, oltre che sul rendere la vita un inferno in terra a 70 miliardi di animali (2 su 3 allevati intensivamente, e pesci esclusi!).

È possibile essere vegan e non estremisti? È possibile essere un po’ contro la guerra, un po’ contro la tortura, un po’ contro la pedofilia? La stupidità della domanda emerge da sé. La scelta vegan non è religiosa: nasce dalla valutazione di chi sia l’animale, un’alterità che ha caratteristiche di senzienza. È una presa di coscienza che non nasce dal rispetto per un’entità trascendente, ma è il frutto di un rispetto dell’alterità animale. È dunque un’etica laica e decisiva dal punto di vista politico-economico. In mezzo al blaterare di trattati internazionali che vorrebbero lottare contro il riscaldamento del pianeta e che si risolvono sempre in macchiette esibizioniste di politici lontani anni luce da una realtà che ignorano, la scelta vegan è una rivoluzione dal basso a cui tutti possono contribuire, investendo in curiosità e conoscenza.

Giulia Ottogalli
Giulia Ottogalli
Sono una componente della redazione che si occupa di inserire i contenuti di Roberto Marchesini all'interno di questo blog. Auguro a tutti Voi una buona lettura!
http://www.siua.it