
Dall’Operazione San Francesco alla Carta di Assisi per la Pace con la Natura, la vera storia del lupo in Italia: persecuzione, empatia e redenzione, riscatto con il Progetto Arma Bianca, equilibrio ecologico, convivenza e reciproco rispetto.
Il Convegno di Assisi della Primavera 2017 ha finalmente illustrato, da un palco particolarmente autorevole per l’intervento dei maggiori esperti indipendenti, la verità sul Lupo appenninico. Un animale dapprima spietatamente perseguitato come belva feroce e simbolo del male, solo più tardi compreso come è veramente, e infine riscattato grazie alla storica Operazione San Francesco: riconosciuto elemento essenziale dell’ecosistema, e come tutti i grandi predatori vertice insostituibile della piramide ecologica.
Ritornato, dopo secoli di accanita lotta da parte dell’uomo, a occupare il proprio territorio: accolto inizialmente con favore in Francia (Bonne nouvelle, le loup revient!), con gioia negli USA (Yellowstone Trophic Cascade!), e con entusiasmo in Germania (Gib him ‘ne Chance, Willkommen Wolf!) … Ma non nel nostro Paese, dove viene ancora diffamato, sfruttato e assassinato, nell’ignoranza dilagante anche per effetto di un livello mediatico davvero infimo, ancorato alle leggende extrametropolitane dei lupi lanciati dall’alto.
È molto comodo attribuire al lupo ogni colpa, dimenticando che i danni agli allevamenti ovini e agli altri animali domestici sono più spesso imputabili a ibridi, meticci e cani vaganti, randagi e inselvatichiti, tutti prodotto dell’incoscienza dell’uomo stesso. Ed è altrettanto ridicolo fomentare nella gente disinformata paure irrazionali, fingendo di dimenticare che nessun caso di aggressione di lupo all’uomo nell’ultimo secolo è mai stato provato, mentre parecchi sono stati invece gli episodi di attacchi, purtroppo anche fatali, da parte dei cani.
La Carta di Assisi per la Pace con la Natura ci richiama, con forza e chiarezza, alla convivenza con gli altri esseri viventi, anche se diversi da noi. Grazie al Progetto Arma Bianca (che stimola l’attento impiego dei cani da pastore abruzzesi, così da far convivere la natura selvaggia con la pastorizia tradizionale delle montagne appenniniche), e alla miglior conoscenza dell’equilibrio dinamico dell’ecosistema, si tratta oggi di una missione sicuramente possibile. La nostra responsabilità verso l’ambiente “casa comune” ci impone, nel nostro stesso interesse, il rispetto e la tutela, e non la devastazione, del mondo intorno a noi.
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