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Eutanasia animale: Atto d’amore o decisione incomprensibile?

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I problemi di bioetica inevitabilmente hanno coinvolto anche la medicina veterinaria nel momento in cui si è rafforzata la consapevolezza della sensibilità degli animali (senzienza) e quindi del loro essere detentori d’interessi inalienabili che richiedono l’attenzione dell’agire morale da parte dell’uomo. Come si sa, l’etica è una lunga riflessione che l’essere umano si pone, ovviamente non da oggi, per definire un insieme di valori e di prassi nei confronti del prossimo al fine di avvicinarsi a un ideale di vita buona.

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L’etica pertanto si occupa in primo luogo di valori, da tradurre poi in azioni concrete, che rappresentano una sorta di orientamento prescrittivo che l’individuo fa propri al fine di aderire, per quanto in modo approssimato, a un progetto morale che può avere diverse coordinate, da quelle religiose a quelle laiche di stampo umanistico. L’individuo che assume un’impostazione etica a direzionare il proprio comportamento prende il nome di “agente morale”.

È ovvio allora che il titolo di agente morale richiede alcuni prerequisiti di base, che vanno oltre cioè lo specifico orientamento etico assunto, quali per esempio la capacità di autodisciplina, di empatia, di autocoscienza, di adesione a un codice di regole, di raziocinio, e via dicendo. Si tratta di requisiti che solo gli esseri umani e per di più solo le persone adulte e in condizioni di piena autodeterminazione sono in grado di presentare, per cui parliamo di una sorta di agency specifica dell’individuo nel potersi conformare e ottemperare a un’ideale di vita buona.

D’altro canto è evidente che il soggetto cui sono rivolte le attenzioni morali, se deve presentare anch’esso dei predicati di base per poter conseguire il titolo di “paziente morale”, al fine di risultare degno di attenzione morale da parte di un agente morale, non necessariamente dovrà avere gli stessi requisiti o requisiti solo sovrapponibili a quelli richiesti per assumere lo status di agente morale. In altre parole, un bambino va sempre considerato pienamente un paziente morale, mentre il suo livello di agency morale va ritenuto in termini molto bassi e certamente non alla medesima pienezza vigente in un adulto.

Scopriamo pertanto che esiste una profonda asimmetria tra lo stato di agente morale e quello di paziente morale: i) nel primo, la pienezza e la forza della responsabilità morale sono proporzionali ai prerequisiti sopradescritti e alla capacità operativa, per cui quanto maggiore è la potenzialità d’intervento tanto maggiore risulta la responsabilità; ii) nel secondo, il livello di attenzione è commisurato al livello di vulnerabilità che presenta e al gradiente di esposizione o alla mancanza della possibilità di sottrarsi a un evento compromissorio. Per questo motivo il livello di pazienza morale di un bambino è superiore a quello di un adulto, di un malato a quello di una persona in salute, di un povero rispetto a un ricco, e via dicendo.

Quando parliamo di animali ci troviamo di fronte a soggetti che non possono essere richiamati ad alcuna responsabilità morale, potremmo dire che il loro livello di agency morale è praticamente nullo, ma che viceversa vanno considerati come pazienti morali in quanto vulnerabili ed esposti alla sofferenza fisica. Nei casi poi degli animali domestici, il livello di pazienza morale aumenta in virtù del fatto di essere tenuti in uno stato di “sovranità limitata”, a differenza degli animali selvatici che sono completamente liberi di scegliere la loro vita.

D’altro canto questo deficit di titolarità non va imputata al semplice fatto che li teniamo con noi e quindi non possono scegliere di vivere completamente liberi. L’impossibilità di sottrarsi al nostro imperio non deriva da un’azione che noi operiamo sull’individuo ma sul fatto che avendoli domesticati noi abbiamo modificato la loro natura in modo irreversibile rendendoli dipendenti da noi. L’incapacità di sottrarsi e di emanciparsi non dipende da loro come individui, ma dalle modificazioni genetiche che li hanno resi antropodipendenti. Questo è il motivo per cui l’essere umano ha una responsabilità morale per il benessere degli animali domestici, che non ha nei confronti degli animali selvatici, verso i quali dovrebbe limitarsi a non interferire con la loro vita e a non distruggere il loro ambiente.

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Per tali ragioni anche la veterinaria negli ultimi vent’anni si è preoccupata di affrontare problematiche di bioetica, come il welfare animale, la riduzione della sofferenza, il fine vita. Spesso tuttavia i diversi ambiti non vengono sufficientemente compresi dai non operatori cosicché una parola come eutanasia viene utilizzata anche in situazioni non conformi e in particolare per riferirsi alla soppressione eutanasica. È allora importante ribadire che con la parola eutanasia in bioetica non ci si riferisce all’uccisione indolore di un soggetto che sta bene o comunque non presenta patologie irreversibili.

L’eutanasia è una pratica di fine vita applicabile a soggetti gravemente sofferenti e senza possibilità di recupero, che presentano patologie degenerative o neoplastiche irreversibili, che si trovano in una condizione terminale qualunque ne sia la regione, che hanno subito una minorazione tale per cui la loro vita è gravemente compromessa e non sia possibile alcun rimedio vicariante. La soppressione eutanasica, al contrario, è a tutti gli effetti l’uccisione di un animale che non presenta danni particolari nell’organismo o insufficienze di sorta. Si tratta di un intervento che seppur mosso dall’accortezza di non provocare inutili sofferenze, non può configurarsi all’interno delle prassi del fine vita.

La soppressione eutanasica è quella che veniva pratica nei lager nazisti utilizzando il famoso Zyklon B. Negli animali la soppressione eutanasica viene utilizzata nelle prassi di premacellazione attraverso stordimento fisico o elettrico; un tempo anche i cani venivano sottoposti a soppressione eutanasica, se senza proprietario oppure a discrezione del proprietario, attraverso l’utilizzo di un anestetico associato al Tanax, prassi che ora è vietata per forza della legge quadro 281/91.

Sofia Calistri
Sofia Calistri
Sono una componente della redazione che si occupa di inserire i contenuti di Roberto Marchesini all'interno di questo blog. Auguro a tutti Voi una buona lettura!
http://marchesinietologia.it