
La didattica cognitiva si differenzia da quella behaviorista perché considera l’apprendimento il frutto di una tensione dell’individuo verso un obiettivo che non riesce a raggiungere.
Si tratta pertanto di un intero sistema che viene coinvolto sulla base di un orientamento complessivo (proiettarsi verso una meta), di un posizionamento specifico nel qui e ora, di un fare affidamento alle risorse operative e solutive possedute. Pensare che a muovere l’animale sia uno stimolo, che agisca come su una fonte che si limiti a reagire, non rende giustizia alla tensione proattiva e alla continua iniziativa che caratterizza il cane.
L’approccio cognitivo pone il motore del comportamento nell’iniziativa del soggetto, non ritenendolo mai un’entità esclusivamente reattiva. La didattica cognitiva si basa su un paradigma interpretativo completamente diverso da quello behaviorista, pertanto è indispensabile comprendere il modello che spiega tale proattività – da dove nasca l’iniziativa e quella tensione verso un obiettivo – per dettagliare la didattica.
L’approccio cognitivo parte dal presupposto che ogni fenomeno comportamentale sia espressione (manifestazione) di uno stato mentale, ovvero dell’attivazione momentanea di una parte di un sistema comprendente più componenti (emozionali, motivazionali, rappresentazionali, funzionali), organizzate in rete. Lo stato mentale può essere cosciente, ma non necessariamente, pertanto non è la coscienza che fonda il principio cognitivo. Esistono componenti disposizionali, come le motivazioni e le emozioni, che pongono il soggetto nel “qui e ora” e caratterizzano l’azione e il campo di agibilità del soggetto come: rincorrere, raccogliere, fuggire, attaccare.
A queste si affiancano le componenti elaborative, come le rappresentazioni e le funzioni cognitive, che hanno il compito di specificare il modo espressivo, vale a dire dare contenuti alle azioni – come i target, gli evocatori, i significati, le coreografie. La proattività nasce dall’unione di tali componenti. Il modello deve aiutare a predisporre una didattica in grado di valorizzare la soggettività, di tener conto delle dotazioni che il soggetto possiede, delle caratteristiche della tensione dell’individuo verso un obiettivo, delle variabili che influenzano il qui e ora del soggetto, così importante per comprendere atteggiamenti, predisposizioni e proiezioni nell’azione.
L’apprendimento in questa prospettiva è una crescita complessiva del soggetto – una tensione che modifica le risorse interne – verso gli obiettivi che il suo stato disposizionale fa emergere di volta in volta nella relazione con l’ambiente. L’apprendimento è pertanto il frutto di un dialogo tra le caratteristiche identitarie del cane e il campo di possibilità che l’ambiente gli offre. Esattamente come la chioma di un albero rispecchia le opportunità di luce attraverso le caratteristiche specifiche della propria essenza.
Per comprendere le basi dell’apprendimento secondo il modello cognitivo da me proposto è necessario prendere in considerazione tre prospettive d’indagine, utili solo per mettere a fuoco meglio i processi di apprendimento; tali prospettive pertanto vengono inquadrate in modo separato solo per facilitarne l’illustrazione, giacché in realtà si tratta di un unico fenomeno: l’apprendimento.
Le tre prospettive del modello da me identificato sono le seguenti:
1) apprendere come attivare un differenziare evolutivo;
2) apprendere come risolvere un problema e costruire nuove conoscenze;
3)apprendere come mettere insieme le componenti in composizioni responsabili ciascuna di un’espressione e nel loro insieme dell’identità complessiva del soggetto.