
Il gioco ha un non-detto importante che sta alla radice dell’essere-animali: il desiderio.
Ma attenzione! I desideri sono predicati verbali non oggetti: i desideri sono, per l’appunto, le motivazioni. Gli oggetti rappresentano solo i target occasionali su cui indirizziamo il nostro desiderare: non è importante la pallina, ma il poter rincorrere.
Se ogni gioco è riconducibile a una motivazione prevalente – l’acchiappare un freesby al predatorio, il tira-molla al competitivo, etc. – è ovvio che l’appeal di una certa attività ludica sarà direttamente proporzionale al livello di coinvolgimento (grado di desiderio riferito a una certa attività) che quel cane presenta rispetto alla motivazione implicata in quel gioco.
È cioè assai difficile coinvolgere un cane nel tira-molla se in lui tale motivazione è scarsamente presente, come viceversa, laddove questa propensione sia forte, ci ritroveremo un cane che tende a interpretare come un tira-molla qualunque attività ludica. Se in un cane la motivazione che regge un certo gioco è scarsa, per esempio un predatorio debole, lui si stancherà presto del gioco in sé, in questo caso di rincorrere la pallina.
Occorre pertanto conoscere molto bene le propensioni del proprio cane anche per scegliere il gioco giusto per lui. Spesso si sottolinea l’importanza del gioco per accrescere la fantasia, favorire lo sviluppo individuale, consentire al soggetto di mettere in atto dei tentativi singolari e di provarsi. Poche volte si riflette sul fatto che il gioco è fondamentale per acquisire dei limiti e delle regole.
Siamo portati a credere che queste siano impedimenti per lo sviluppo identitario quando, al contrario, rappresentano risorse preziose e sovente insostituibili per la relazione sociale. Laddove si riscontri una motivazione forte è buona cosa definire bene le regole del gioco, senza preoccuparsi troppo della fatica del cane ad apprenderle, giacché lui pur di poter giocare farà di tutto per impararle. Anzi, possiamo dire che per insegnare le attività più complesse è proprio necessario appoggiarsi alle motivazioni forti.
D’altro canto una motivazione forte rischia sempre di tracimare in contesti che non le appartengono, vale a dire di dar avvio a comportamenti fuori luogo. Quando qualcuno si lamenta del proprio cane, enumerando questo o quel problema, la prima cosa che mi viene in mente è che lì, dove lui vede un problema, in realtà c’è una risorsa non incanalata e non valorizzata.
Il gioco è pertanto una grande opportunità per insegnare al cane a stare alle regole.