
Esiste una fonte di piacere, forse la più importante, che prende il nome di appagamento. Ogni specie è portata a compiere particolari attività, sulla base di predisposizioni interne che prendono il nome di motivazioni.
Queste sono per esempio la tendenza predatoria, la propensione alla ricerca esplorativa o perlustrativa, il desiderio di collaborare o di fare attività agonistiche, il piacere di incontrare gli altri, la possibilità di mettere in atto comportamenti di cura.
Su un prato è facile che un essere umano raccolga dei fiori mentre un gatto rincorre farfalle: come si vede, il prato è lo stesso per entrambi e tuttavia la specie umana e quella felina tendono a fare attività differenti. Il perché è presto detto: uomo e gatto sono dotati di prevalenze motivazionali diverse. Se comprendiamo questo principio, ci rendiamo conto che gli animali non traggono piacere dal cosiddetto “dolce far niente” ma dal poter esprimere le proprie disposizioni.
Esprimere i comportamenti legati alle motivazioni dà un piacere tutto particolare che prende il nome di appagamento; si tratta di una specie di sazietà, uno star bene perché in un senso di pace interiore e di equilibrio, liberi dalle inquietudini perché soddisfatti, un po’ come dopo aver mangiato. Nell’espressione motivazionale ci si stanca, ma nello stesso tempo ci si rasserena perché si è potuto calmare una fame mentale che trova riposo solo dopo aver espresso pienamente la propria autenticità.
Molte persone non capiscono che essere un cane significa interpretare pienamente la dimensione di specie, per cui ogni forma di antropomorfismo, anche con le migliori attenzioni di welfare, non è un viziare ma un maltrattare perché non tiene conto di questo bisogno di poter dispiegare completamente le proprie doti naturali. L’appagamento si raggiunge facendo attività che hanno a che fare con le coordinate motivazionali di specie, per cui il cane sarà prima di tutto soddisfatto se potrà compiere attività collaborative con il partner umano. Essere appagati significa sentirsi sazi per aver espresso la propria natura profonda.
L’appagamento ricorda un po’ il riposo del guerriero: quel senso di pace e di equilibrio, quel sentirsi appagato perché non più presi da inquietudine ma cullati dal torpore che deriva dall’aver espresso in pienezza le proprie disposizioni. Detto questo, è evidente che chiunque adotti un particolare animale debba conoscerne le caratteristiche motivazionali, altrimenti non garantirà mai a lui well-being. Ma l’appagamento è uguale in tutte le razze? Tutti i cani hanno delle basi comuni, come per esempio la motivazione collaborativa.
E tuttavia non si può negare che esistono profonde differenze tra una razza e un’altra e non si tratta solo di forma, di mole o di mantello: le varie razze differiscono tra loro prima di tutto per diversità motivazionale. Alcuni cani come i collie hanno un forte orientamento predatorio, per cui tendono a correre dietro a tutto ciò che si muove; altri cani come i retriever hanno un forte orientamento verso i comportamenti parentali e di aiuto, per cui tendono a portare gli oggetti. Pertanto è indispensabile che chi prende un cane di una certa razza prima di tutto s’informi molto bene delle vocazioni e delle attitudini di quel particolare cane poiché solo conoscendo le sue attitudini è possibile verificare se si è in grado o si ha disponibilità a dare espressività alle prevalenze di quella razza.
Non basta guardare un labrador e dire “mi piace quel tipo di cane”, occorre sapere che il labrador ama buttarsi negli acquitrini, sporcarsi nelle pozzanghere, fare attività all’aperto. Solo se si è disposti a seguire le inclinazioni di razza si può adottare quel particolare cane, altrimenti non basteranno coccole e bocconcini a renderlo felice. È questo il well-being, una pienezza espressiva che è altresì immersione in un mondo che risponde perfettamente alle proprie aspettative.
Non c’è abbondanza di welfare che possa compensare una deficienza di well-being anzi, quanto più innalzeremo i parametri di welfare tanto più l’individuo cercherà di esprimere se stesso. Il contrario dell’appagamento è la demotivazione che può dar origine a stati diinquietudine oppure a stati depressivi, con inevitabili espressioni comportamentali alterate che sono il segno del disagio di demotivazione. Non ci si può accontentare del welfare se desideriamo il benessere del nostro compagno.