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Uomo e cane: una domesticazione reciproca

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Nel comportamento sociale il cane esprime una tendenza complessiva che è impressa in modo profondo e indelebile nelle sue corde etografiche. Gran parte del successo adattativo e culturale della nostra specie è attribuibile alla presenza del cane, anche se so bene che l’essere umano preferisce cantarsi un’altra storia, quella mitopoietica che vede lui solo al centro di una lotta diuturna contro una natura crudele, nei confronti della quale alla fine ha visto la meglio.

Le cose non sono andate così e ne è testimonianza il fatto che in qualunque attività umana il cane venga sempre coinvolto. Il cane è stato l’alleato che ha fatto la differenza, allargando i territori di espansione e l’utilizzo delle risorse, cosicché possiamo tranquillamente affermare che questa storia, tanto celebrata, l’abbiamo scritta insieme a lui, a partire da quel remoto Paleolitico in cui le nostre strade hanno iniziato a convergere.

Facciamo un errore grossolano nell’assimilare l’alleanza uomo-cane agli altri processi di domesticazione di piante e animali, tutti collocati all’interno di un periodo, il Neolitico, quando già l’uomo aveva preso possesso dell’ambiente. Quella con il cane non è stata una vera e propria presa di possesso da parte dell’uomo, ma un incontro, una sorta di convergenza di interessi sfociata in un’alleanza.

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Uomo e cane sono le due facce della stessa medaglia evoluzionistica. Sarei quasi portato a parlare di una sorta di coevoluzione. Di certo la presenza del cane ha slittato molte delle pressioni selettive che altrimenti avrebbero diversamente conformato il nostro habitus morfologico e comportamentale, così come l’essere umano ha trasformato il lupo e l’ha ridisegnato all’interno del profilo del cane. In altre parole sono propenso ad affermare che tra uomo e cane vi sia stata una sorta di domesticazione reciproca, in virtù del fatto che non parliamo di poche migliaia di anni bensì di qualche decina di migliaia di anni, perlomeno 30.000 anni prima della rivoluzione neolitica.

Gran parte dei comportamenti che diverranno appannaggio dell’essere umano – come la stanzialità e la pastorizia – saranno resi possibili solo grazie alla presenza del cane. Spesso ci si dimentica il fatto che allorché il lupo-cane entra nel gruppo umano i bambini alla nascita si trovano anche loro come basi sicure e come referenti educativi, vale a dire che l’essere umano lentamente assume comportamenti non-umani allargando l’orizzonte della propria identità comportamentale.

Sappiamo che il cucciolo umano ha incredibili capacità di “apprendimento sociale”, che ha una forte tendenza imitativa, che alla nascita è molto immaturo e quindi forgiabile dall’ambiente, che ha un’età evolutiva lunga. Tutte queste caratteristiche lo predispongono a risentire in modo considerevole delle esperienze nella costruzione identitaria. Questo a maggior ragione se nella sua quotidianità, fin dalla nascita, è presente un compagno di un’altra specie. Anche se non ululiamo al plenilunio, siamo in realtà tutti licantropi.

Sofia Calistri
Sofia Calistri
Sono una componente della redazione che si occupa di inserire i contenuti di Roberto Marchesini all'interno di questo blog. Auguro a tutti Voi una buona lettura!
http://marchesinietologia.it