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Le dimensioni della relazione

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Una relazione per poter essere serena, soddisfacente, profonda ma altresì robusta e capace di adattarsi ai cambiamenti, dev’essere equilibrata: non è un obiettivo semplice. Quando parlo di equilibrio in una relazione mi riferisco a un insieme di qualità non sempre alla portata, vale a dire che chiede un certo impegno.

Innanzitutto credo che sia naturale e scusabile un po’ di umanizzazione del cane e in certi casi pensare che lui sia in perfetta condivisione con i nostri sentimenti non solo è tollerabile ma anche corretto. In fondo esistono molti aspetti in comune tra esseri umani e cani. Tuttavia è sbagliato pensare che vi sia una perfetta sovrapposizione perché esistono anche spiccate differenze nella percezione, nella comunicazione, nei desideri, nelle esigenze, nel comportamento sociale, nelle fonti di piacere. Spesso ricordo alle persone che per gli umani è piacevole l’odore dei fiori mentre per i cani lo è l’odore degli escrementi.

Antropomorfizzare non significa viziare il cane, come molti credono, ma in talune situazioni vuol dire maltrattarlo perché non si tengono in considerazione le sue caratteristiche. Voglio ribadire una cosa: la felicità non sta solo nel cibo e in un giaciglio sicuro, si è felici quando si può esprimere in pienezza ciò che si è. Insomma, se vogliamo che il nostro cane ci accompagni nel nostro mondo, di automobili, centri commerciali e strade affollate… ogni tanto dobbiamo accompagnarlo in un bosco ovvero dargli la possibilità di fare il cane.

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Per raggiungere l’equilibrio relazionale è indispensabile evitare che i nostri desideri e aspettative prendano il sopravvento: l’equilibrio nasce da una relazione biunivoca. Spesso pensiamo che la misura dell’amore stia nelle manifestazioni affettive, ovvero che il livello del sentimento provato si possa ricavare dal numero di baci, abbracci, carezze, coccole e bocconcini elargiti. Senza nulla togliere all’autenticità di queste espressioni, non bisogna dimenticare che spesso accontentano più un nostro bisogno, hanno cioè una componente narcisistica. L’amore sta soprattutto nella capacità di far qualcosa per l’altro anche quando tale attività non ci piace, ci sottrae del tempo, ci fa compiere delle rinunce.

Non dico che sia sbagliata la convivialità affettiva che nell’esprimere amore lo riceve, vorrei solo ricordare che l’espressione più cristallina dell’amore è il donare all’altro momenti di gioia e di soddisfazione. In altre parole non è possibile amare fino in fondo qualcuno, se non ci si chiede cosa lui veramente desideri. Si ama, per esempio, se non si crea una dipendenza affettiva, tale per cui il cane quando resta da solo vada letteralmente in panico. Spesso l’eccesso affettivo che ci porta a tenere sempre il cane vicino, con un fare protettivo che lo fa sentire eternamente cucciolo, non lo aiuta a costruire quell’autonomia che, viceversa, è condizione essenziale per poter affrontare anche piccoli momenti di solitudine.

L’ansia da separazione è una condizione che spesso viene determinata da morbosità relazionali: per evitarla è indispensabile che il cane abbia i suoi momenti di privacy quando siamo in casa con lui. L’equilibrio di una relazione è determinato anche dalla possibilità del cane di fare attività differenti con l’essere umano e non d’essere rinchiuso in un unico ruolo. Quando analizziamo il modo attraverso cui il cane esprime la sua presenza nel gruppo e il suo vivere pienamente la relazione, ci accorgiamo che il modello sembra essere quello del gruppo famiglia ove tutti insieme si collabora per poter vivere in modo soddisfacente.

Il gruppo si muove nel territorio per cercare nuove opportunità: così ogni cane vive la passeggiata, quale momento perlustrativo e apertura all’avventura. Il gruppo si concede lunghi momenti di riposo, quando si trova nel campo base, ove si sta vicini, si condividono spazi e non si fa nulla: così il cane vive lo stare in casa nella totale inattività. Ogni tanto si gioca, vale a dire si provano gli schemi delle attività collaborative, ogni tanto ci si scambiano comportamenti di cura che ricordano gli atteggiamenti mamma-cucciolo. Stare insieme è per il cane questa semplicità ricchissima di
comportamenti condivisi e reciprocati, che non cade mai però nell’unicità del ruolo. Anche nelle espressioni di cura, ogni tanto il cane fa il cucciolo e le chiede e ogni tanto fa il genitore e le somministra.

Inoltre non esistono solo gli atteggiamenti di cura, ma tutti gli altri comportamenti di gruppo che fanno sì che non vi sia mai un’unica dimensione di relazione, ovvero solo gioco, solo cura, solo perlustrazione, solo collaborazione. Una relazione è equilibrata se attiva nel suo insieme le dimensioni e se non è a senso unico, vale a dire completamente informata dalle nostre aspettative. Come abbiamo visto, il rapporto con il cane prevede un gran numero di situazioni e altrettante attività di condivisione. Il cane si aspetta di poter partecipare in pienezza alla relazione di gruppo e di non essere trasformato in uno strumento volto a un unico scopo, sia l’affetto, il gioco, la performatività o quant’altro.

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Allora possiamo dire che una relazione è equilibrata se in grado di sviluppare tutte le dimensioni di relazione senza cadere nella tentazione di affidare al cane il ruolo che va a soddisfare le nostre aspettative. Questo non significa che non ci possano essere dimensioni di relazione maggiormente espresse nel rapporto: quello che va assolutamente evitato è l’unicità di una dimensione di relazione. Un cane ha il diritto di esprimere nella relazione con il gruppo tutte le sue disposizioni e non di essere costretto a fare l’eterno cucciolo per accontentare il bisogno genitoriale dell’essere umano o il super-performativo per assecondare i progetti del proprio partner a due zampe.

Quando raggiungiamo l’equilibrio viviamo anche meglio la nostra relazione perché non completamente sbilanciata su un’unica aspettativa. Sarà inoltre il nostro cane a star meglio perché potrà finalmente aprirsi a tutti i canali relazionali. Sarà infine la relazione a essere più forte e più stabile nel tempo, perché meno influenzata dalle nostre proiezioni del momento.

Sofia Calistri
Sofia Calistri
Sono una componente della redazione che si occupa di inserire i contenuti di Roberto Marchesini all'interno di questo blog. Auguro a tutti Voi una buona lettura!
http://marchesinietologia.it