
Il cane tende a ragionare con il noi, soprattutto quando si tratta di fare un’attività, e solo raramente si ricorda di essere un individuo.
La dimensione di vita del cane, come peraltro quella del suo progenitore, il lupo, può essere paragonata al collettivo di squadra, vale a dire del gruppo che agisce in sintonia per realizzare i propri obiettivi: difendere il territorio, proteggere i membri del gruppo, procurarsi del cibo e più in generale vivere.
Vivere in gruppo significa per il cane sentirsi prima di tutto “parte di un progetto comune”. Ogni azione – dal perlustrare un ambiente al proporre un intermezzo ludico – viene pensata come attività comune che quindi richiede una chiamata alle armi dell’intera comunità. Per questo il cane tende a ingaggiare le persone e a lasciarsi ingaggiare: il richiamo del gruppo ha un fascino irresistibile e il cane s’immerge nell’azione comune con tutte le sue energie fisiche e mentali.
Pensarsi in modo collettivo significa sentire gli altri come parti del Sé – il cane è pronto a sacrificarsi per il gruppo perché non c’è una distanza esistenziale tra lui e gli affiliati – in un modo così profondo che noi umani facciamo fatica a comprendere pienamente. Il cane soffre molto la solitudine perché è come privarlo di alcune parti del suo corpo, giacché la sua dimensione comprende anche il corpo dei compagni di vita, perché lui si proietta in uno spazio esistenziale che è fatto di relazioni ancor prima che di ambiente.
Alcuni affermano che il cane deve vivere in giardino, altri ne fanno la causa di tutti i mali: ma questa frase non vuole dire nulla. Un conto è se il cane passa la vita in solitudine in giardino, un conto se il giardino è un luogo d’incontro. E non si tratta di un semplice bisogno di compagnia o di affetto ma di un’esigenza globale, di un modo di esistere nel senso più completo del termine.
Un cane da solo non è deficitario di qualcosa in particolare ma gli viene a mancare il senso stesso della vita. Per questo se lasciato in solitudine cercherà in ogni modo di evadere da quella situazione innaturale, cercare pertugi di relazionalità con gli altri- fossero pure conflittuali – o andrà incontro a gravi derive comportamentali.
La libertà per il cane non si misura perciò nella grandezza di una casa o di un giardino o nella possibilità di fare liberamente ciò che individualmente si desidera: per il cane libertà è partecipazione.