
Perché il mio gatto dopo un po’ che l’accarezzo si volta e mi graffia?
Cominciamo col dire che sul gatto pesano molti pregiudizi e un irragionevole paragone col cane, per cui, se Fido viene tratteggiato come altamente sociale e fedele, Silvestro, al contrario, viene definito infido, distaccato e traditore. Si tratta di stereotipi banali e infondati che non tengono conto delle profonde differenze tra le due specie, diversità che non possono essere presentate in un assurdo gioco dei contrari.
Per esempio non è vero che il gatto non sia un animale sociale, lo dimostra il fatto che vivere con un gatto vuol dire molto spesso essere letteralmente assillati dalla sua continua presenza e dalle sue profusioni di affetto. Se il gatto non fosse un animale sociale non starebbe nemmeno un secondo con noi e neanche i pranzi più succulenti lo indurrebbero a esprimere le complesse coreografie di saluto che ci dedica quando torniamo a casa o di mattina mentre ancora siamo immersi nel sonno.
Il gatto è un solista, vale a dire che la sua socialità non la esprime nel fare ma nel condividere: nei momenti di ozio come nei rituali di incontro, nell’affettività come nei comportamenti parentali e regressivi. Nell’agire il gatto segue le sue coordinate di cacciatore solitario, pieno di astuzie, curiosità, capacità enigmistiche, raffinatezze da acrobata, ma certo non si impegna nella concertazione di squadra per cui lontanissimi dai suoi pensieri sono l’intesa, la collaborazione e tanto meno l’ubbidienza.
Noi uomini amiamo comandare per cui il gatto, anarchico per antonomasia, viene vissuto come ingrato, fannullone, approfittatore fino a provare diffidenza nei suoi riguardi. Il cane ama le nostre attenzioni, soprattutto se declamate e non importa se reiterate fino alla saturazione, e questo ci fa credere che solo lui sappia ricambiare l’affetto. Il gatto invece ama la discrezione, preferisce atteggiamenti cauti, quasi distaccati e proprio alle persone dotate della qualità di moderazione, quando non addirittura diffidenti o impaurite dalla sua presenza, accorda i suoi favori relazionali.
E’ risaputo che il gatto salta proprio sulle ginocchia delle persone che ne hanno fobia. Ma quello che pochi sanno è che il gatto ha un sistema sensoriale tattile particolarmente raffinato, grazie a dei peli specializzati, le vibrisse, distribuiti su tutto il corpo e in particolare sulla faccia. Nel buio più completo il gatto riesce ad avvertire la presenza di ostacoli sul suo cammino per il solo fatto che questi modificano l’orientamento dell’aria.
In altre parole il gatto è in grado di fare con il tatto quello che i pipistrelli realizzano con il sonar ovvero percependo l’onda ultrasonica di rimbalzo sugli oggetti. Si tratta di un’ecolocazione tattile basata sul fatto che l’ostacolo fa rimbalzare l’aria o provoca tremolini intorno alle pareti e questo grazie all’estrema sensibilità dei suoi peli specializzati. La sensibilità tattile del mantello rende la manipolazione continua e spesso protratta da parte delle incaute persone una vera e propria tortura per il micio.
Il gatto ama essere lui a strusciarsi sulle nostre mani o sul nostro viso. Questo rituale ha diversi scopi ma quello più importante è di apporre dei sigilli odorosi, una marcatura, che definiscono un patto di conoscenza e di amicizia. Se viceversa trattiamo il nostro gatto come un peluche da accarezzare, protraendo le nostre attenzioni fino a riempire il mantello del povero Silvestro di cariche elettrostatiche, a tal punto che si potrebbe dar luce a un intero palazzo, è comprensibile che lui, stanco di quella tortura, si volti per porre fine a quel supplizio.
Finiamola dunque di ritenerlo un traditore! I gatti sono fin troppo pazienti mentre la nostra ignoranza nei loro confronti è sconfinata. Cerchiamo pertanto di rispettarli di più attraverso una manipolazione più morbida, meno insistente e soprattutto meno invasiva.