
Ogni animale ha uno specifico carattere sociale, vale a dire uno stile di relazione con i conspecifici. Per questo non è corretto dire che il gatto non è un animale sociale, descriverlo come solitario, stigmatizzarlo come distaccato coinquilino, se non addirittura come approfittatore, affermare che il gatto si affeziona solo alla casa. Chiunque ha provato nella sua vita di vivere con un gatto sa bene quanto sia profondo l’affetto che il micio ci riserba. Ma se è sbagliato affermare che il gatto sia un impenitente egocentrico e asociale, è altrettanto scorretto pretendere dal gatto lo stile sociale del cane. Il cane ha una socialità di tipo operativo, vale a dire basata sul fare delle attività insieme, sia quando vuole ottenere un obiettivo sia quando è minacciato dal mondo esterno. Insomma per il cane il gioco e le coccole rappresentano un piacevole antipasto e dessert perché il piatto portante è costituito dal “fare insieme una qualche attività”.
Il gatto per certi versi è proprio il contrario: ci ama e viene da noi quando stiamo fermi e ci stiamo rilassando. Molti ridono quando affermo che il gatto è un animale “da aperitivo”, per sottolineare come per il micio diventiamo irresistibili se solo esprimiamo palesemente il dolce far niente. Se di sera sedete sul divano, esausti dalla giornata di lavoro, in quella sorta di coma dove anche una sola frase diventa pesante come un macigno, ecco che il gatto arriva e si accoccola accanto a voi in un tripudio di espressioni regressive, dalle fusa all’impastare. Se poi le forze vi mancano a tal punto da lasciarvi sul sofà come un vestito appena tolto, il gatto comincerà a strusciarsi – che significa “guarda, che tu mi appartieni!” – interpretando al massimo le sue vocazioni sociali.
Chi afferma che al gatto basta del cibo e una casa calda consiglio di lasciare la ciotola piena e di provare a dimenticare la porta della camera aperta. Alle prime ore del mattino verremo puntualmente svegliati dal micio, che ci rivolge insistenti attenzioni non perché ha bisogno di mangiare ma semplicemente perché lì distesi nel letto, così immobili e passivi, siamo per lui irresistibili. Anche le persone che hanno paura dei gatti, con i loro movimenti circospetti e misurati, non si rendono conto di avere un appeal incredibile per il piccolo felino che puntualmente salterà loro in grembo.
Se per il cane stare insieme significa fare delle attività condivise, cosicchè ci si raggruppa soprattutto se c’è qualcosa da fare, per il gatto stare insieme significa rilassarsi. Se solo mostriamo di interessarci troppo a lui ecco che la magia dell’incontro sembra un po’ svanire. Per non rompere l’incantesimo bisogna stare fermi e controllare la nostra tendenza di primati di usare le mani per fare grooming, per afferrare e stringere, per accarezzare compulsivamente il nostro piccolo amico che, viceversa, sopporta solo modiche e delicate manipolazioni. Rispetto a questa convivialità dai tratti vagamente parentali, il gatto fa eccezione solo nel gioco predatorio, capace di risvegliare nel felino le sue acrobazie di cucciolata.
Soprattutto verso sera l’estro predatorio del gatto, che è per l’appunto un animale crepuscolare, trova il suo picco. Vivere con un gatto significa aiutarlo a esprimere questa sua passione attraverso oggetti e giocattoli, avendo cura di scegliere i target che lo attraggono, come palline, rocchetti, pendagli. Ecco allora che è possibile declinare il gioco predatorio in senso sociale: al punto tale che non sono rari i gatti che pur di giocare hanno imparato a fare il riporto. Ma se comprendiamo appieno la socialità del gatto dobbiamo saperci astenere da intrusività nella sua sfera personale, cioè da quei momenti che per il gatto sono strettamente personali.
Prima di tutto il gatto non ama essere afferrato e tenuto quando si trova in difficoltà, per esempio se ha paura o se deve incontrare uno sconosciuto. Per questo è sbagliato andare alla porta con il gatto in braccio perché per tranquillizzarlo bisogna assicurargli uno spazio di fuga non confortarlo con la nostra presenza e con comportamenti, come il tenere o lo stringere, che vanno bene per i primati non per i gatti. Inoltre è indispensabile rispettare la sua privacy quando riposa o quando svolge le sue funzioni di base, come il mangiare o il defecare. Se il cane non si turba se lo guardiamo fare la popò anzi, se gli abbiamo insegnato che se la fa sull’erba poi gli diamo un bocconcino, sarà ben felice di mostrarsi davanti a noi… i gatti sono degli schizzinosi e certe cose preferiscono farle in privato. Infine se un gatto sta lavorando, per esempio è in esplorazione, in perlustrazione, in attenzione predatoria, preferisce non essere disturbato. Già, dimenticavo: il gatto è un animale sociale ma nel lavoro è un inguaribile solista.