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Pensarsi in coppia

pensarsi in coppia

Per essere accreditati dal proprio cane è necessario che il cucciolo ci prenda in considerazione come riferimenti utili quando ha bisogno di qualcosa: non si vuole togliere importanza al mondo né creare una sorta di dipendenza ma semplicemente far sì che il cane sia portato a coinvolgere il suo compagno a due zampe nell’espressione delle istanze e che tenda a pensarsi in coppia e non in maniera individuale. Per raggiungere questo risultato, chiamato centripetazione, il primo passo è la trasformazione del proprietario in un centro di interesse per il cane. Ciò avviene se vengono rispettati alcuni requisiti: a) la capacità del proprietario di attrarre il cane, per esempio attraverso piccoli movimenti di scarto laterale, la costruzione di un suono diverso da quelli del contesto, l’invito accucciandosi o indietreggiando, il mettersi a cercare per terra tra l’erba; b) l’accreditamento ossia la capacità del proprietario di essere per il cane una fonte di cose piacevoli, per esempio accanto a lui accadono cose gradevoli.

La mediazione è la seconda fase della centripetazione del cane e si pone l’obiettivo di trasformare il partner agli occhi del cane in una sorta di intermediario a cui rivolgersi ogni volta che deve mettere in atto particolari istanze. Il modo più produttivo per farlo è costruire delle esperienze, ovvero degli esercizi, ove il cane sperimenti in modo fattivo che agendo in modo diretto non riesce a conseguire il risultato voluto mentre tutte le volte che si rivolge al partner il successo è assicurato. Per esempio se il cane vuole il bocconcino che ho in mano attendo che si metta calmo e mi guardi e solo allora glielo do. Posso applicare la stessa procedura per sganciare il guinzaglio: aspetto che il cane si metta tranquillo e quando si volta a guardarmi lo sgancio. La mediazione è particolarmente utile quando si vuole diminuire il comportamento impulsivo del cane e accrescere la sua capacità riflessiva: un cane che ha maturato una buona mediazione di fronte al target non parte immediatamente ma si rivolge al partner consentendo alla persona di dargli un’indicazione e nello stesso tempo favorendo l’autocontrollo. La mediazione si basa su due educazioni: a) le richieste ovvero la capacità del cane di chiedere un target che vuole raggiungere invece di affannarsi per ottenerlo attraverso un’azione diretta; b) i permessi ovvero la tendenza del cane a rivolgersi al partner prima di compiere una particolare azione, per esempio ti guardo e aspetto il tuo via prima di uscire dalla porta di casa o dal portellone dell’auto.

Il mondo dei cani è fatto di collaborazione non di ubbidienza e tanto meno di scale gerarchiche. Le relazioni all’interno del gruppo sono regolate da ripartizioni di compiti, da specializzazioni, da schemi di azioni ben concertate ove è indispensabile assumere un ruolo ben preciso. Le relazioni tra i membri del gruppo servono proprio per conoscersi meglio e per definire i ruoli. Così quando gli diamo da mangiare, quando giochiamo con lui, quando ci abbandoniamo alle coccole, quando lo portiamo a passeggio, quando assecondiamo certi suoi comportamenti, insomma in tutte le attività relazionali non solo affiniamo la conoscenza reciproca ma altresì lasciamo degli indizi circa il nostro e il suo ruolo all’interno del gruppo.

collaborazione

Ma quali e quanti possono essere i ruoli del cane? Spesso si fa una distinzione netta in due posizioni: 1) quella del leader o capobranco, che vede il cane prendere lui le decisioni del gruppo e in un certo senso a gestire il gruppo; 2) quella del gregario, definita anche come status di sottomissione, che vede il cane accettare le decisioni prese dal proprietario e lasciarsi completamente guidare da lui. Oggi si riconoscono i limiti di questa suddivisione: non esistono solo due ruoli, ma è pur vero che se il cane assume il ruolo di coordinatore i problemi per la famiglia sono dietro l’angolo e anche il cane non se la passa bene.

Un cane assume questo ruolo se tutto il gruppo gli invia indizi in tal senso: 1) di ordine relazionale come: siamo tutti rivolti verso di te ossia sei il centro della nostra attenzione, ti omaggiamo con rituali tutte le volte che torniamo a casa,  sei tu che decidi quando si fa una certa cosa e quando si finisce, siamo pronti a seguirti quando siamo all’esterno, ti assecondiamo in ogni attività che proponi; 2) di ordine gestionale come: sei tu che gestisci le risorse del gruppo, sei tu che occupi le posizioni strategiche, sei tu che hai la precedenza in ogni situazione, ogni cosa che c’è è a tua completa disposizione, hai pieno accesso al cibo quando vuoi e come vuoi, sei tu che proteggi la casa e il gruppo.

Un cane che assume questo ruolo non è un privilegiato, come saremmo portati a credere, ma un disgraziato perché caricato di un ruolo troppo oneroso per lui. Già, perché volente o nolente è l’uomo che deve portare fuori il cane, lui che è chiamato a prendere le decisioni: essere un buon caposquadra per il proprio cane è il modo migliore per dargli serenità. 

Sofia Calistri
Sofia Calistri
Sono una componente della redazione che si occupa di inserire i contenuti di Roberto Marchesini all'interno di questo blog. Auguro a tutti Voi una buona lettura!
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