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Cane & Gatto: NemiciAmici!

Cane e gatto amici nemici

Non vi è dubbio che l’adagio che recita in tono sarcastico “andare d’accordo come cane e gatto” per significare uno stato di incompatibilità abbia un fondo di verità e per più di una ragione. In effetti sotto molti aspetti cane e gatto rappresentano due universi opposti, quasi speculari, cosicché ciò che vale per l’uno non vale o addirittura presenta segno contrario nell’altro. È soprattutto nella comunicazione che emergono le maggiori differenze tra le due specie: mentre per il gatto la coda alta è un segnale di saluto pacificato, per il cane vuol dire dichiararsi in modo assertivo; mentre per il cane adagiarsi sul fianco significa pacificare e sollecitare l’altro a ispezionare la zona dell’addome come segnale infantile, per il gatto indica “guai a te se ti avvicini perché sono pronto a graffiarti”. Non è difficile immaginare che i malintesi siano proprio dietro l’angolo e che solo una perfetta socializzazione tra le due specie possa assicurare la convivenza. Ma è nello stile di vita che più di ogni altra cosa le due specie si differenziano e in particolar modo nel tipo di intelligenza che le caratterizza.

Vero e progattoprio Mazzarino del mondo animale, il cane ha un’intelligenza sociale da far invidia ai politici di alto lignacaneggio, che significa saper sempre come agire sul gruppo per ottenere il meglio. Il gatto invece è un provetto solutore, dotato di curiosità e capacità di districarsi nei problemi; la sua è un’intelligenza enigmistica, pronta e creativa nel trovare soluzioni anche alle situazioni più complesse. Questo significa che nei rapporti sociali il cane si muove con forte attenzione per le dinamiche di gruppo e prende molto sul serio il ruolo di ciascuno mentre il gatto, al contrario, ama il gioco di ruolo e si diverte un mondo a intercambiarli con estrema fantasia.

Sembra proprio che cane e gatto siano stati pensati dall’evoluzione naturale come progetti contrapposti sotto il profilo adattativo. Il cane è una macchina di resistenza: nel paragonarlo a uno sportivo non si avrebbe il minimo dubbio a considerarlo un maratoneta, così come all’interno del mondo delle automobili lo si potrebbe inquadrare nella categoria delle jeep. Scheletro solido per ammortizzare i colpi, muscoli rossi come serbatoi consistenti di energia, ostinazione nel perseguire il proprio obiettivo, forte spirito di gruppo nell’attività. Con questi attributi il lupo, suo progenitore, con un’azione collettiva tallona le sue prede, le terrorizza, le sfinisce e quindi le abbatte. Per riuscire nell’impresa la squadra deve agire in modo concertato, in virtù di un’ottima intesa tra i membri, di collaudate tecniche collaborative, di schemi operativi perfezionati nel minimo dettaglio. Anche l’ostinazione è una virtù intellettiva, a dispetto dei nostri pregiudizi, perché consente a questi animali di non lasciarsi distrarre né di demoralizzarsi di fronte alla fatica e all’insuccesso.

Il gatto da parte sua è una macchina di velocità e precisione: se applicassimo a lui il gioco del “se fosse” lo inquadreremmo come un centometrista e un prototipo di formula uno. Scheletro estremamente flessibile per compiere balzi da trapezista, muscoli bianchi di precisione per coordinare ogni più piccolo movimento e renderlo fulmineo, canali semicircolari dell’orecchio interno dall’ortogonalità perfetta capacità di dare un ineguagliabile senso di posizionalità, cuscinetti plantari che consentono l’avvicinamento silenzioso alla preda, un ottimo bilanciere caudale per mantenere l’equilibrio su spazi ridotti come un cornicione. Oltre alla cognitività solutiva, in grado di pianificare la migliore strategia predatoria da compiere come solista, il gatto è un vero e proprio Nureyev del mondo animale. Parliamo di intelligenza cinestesica ossia di grande capacità di equilibrio, precisione, movimento fine, proprietà nel sentire il corpo: con tali qualità il gatto si avvicina furtivo alla preda e con precisione chirurgica è in grado di catturare animali notoriamente elusivi quali i passeri, i topi e i pesci.

Animale di squadra, il cane sa pensare solo in modo collettivo e non è in grado di figurarsi come singolo; animale solista, il gatto si interfaccia al mondo con un individualismo che può sembrare sfacciato ma che sta alla base della sua sopravvivenza. Entrambe sono specie sociali – bene lo sanno i proprietari di gatti – la differenza è che interpretano la socialità in modo totalmente divergente: per il cane la socialità è operativa e quindi richiede concertazione, per il gatto è convivenza e pertanto sollecita la fantasia. Anche nel rapporto con l’uomo questo aspetto ha conseguenze rilevanti. Il cane entrando nel gruppo umano immediatamente si domanda qual è il suo ruolo, quale posizione occupa, in altre parole che mandato ha all’interno del gruppo, e in genere tende a stabilizzare la posizione assunta. Il gatto viceversa ama il gioco di ruolo, non assume uno status preciso né gerarchico né di funzione, e così ogni tanto è la nostra preda e si diverte a farsi rincorrere e poi il nostro predatore e ci fa gli agguati alle caviglie, può rivestire i panni del genitore e ci porta il topolino oppure quello filiale e viene sulle nostre ginocchia a impastare.

La relazione con il cane e quella con il gatto sono molto differenti tra loro e ciò va ricondotto al modo diversgatto e caneo di concepire la dimensione sociale nelle due specie, anche in relazione alle peculiarità adattative che si sono andate a strutturare nei loro progenitori, vale a dire nel lupo dell’area euroasiatica (canis lupus), progenitore del cane, e nel gatto selvatico dell’area mediorientale (felis sylvestris lybica), progenitore del gatto domestico. Il lupo è un animale che vive in gruppi sociali organizzati in squadre, il branco, che costituisce a tutti gli effetti un’unità operativa, un unico corpo, in ogni attività a cui la specie è chiamata, dalla predazione all’educazione dei cuccioli, dalla difesa del territorio all’organizzazione dei singoli rapporti tra membri. La squadra richiede l’assegnazione di un coordinatore del gruppo, la definizione di ruoli tra i diversi membri, la predisposizione di schemi operativi e tutto questo può avvenire solo se i singoli soggetti trascorrono molto tempo per conoscersi, affiatarsi, provarsi, interagire, comunicare. Per questo la cognitività del lupo, e di conseguenza quella del cane, è un’intelligenza sociale, vale a dire tutta tesa a comprendere le dinamiche di relazione tra i membri e il modo di realizzare delle squadre vincenti perché ben affiatate e armonizzate su un obiettivo comune. La relazione con il cane risente di queste caratteristiche, nel bene e nel male, ciò fa sì che il cane si presti ad attività di collaborazione, coadiuvi cioè il gruppo umano in svariate attività operative, dalla pastorizia alla ricerca dei dispersi, dalle attività di polizia alla pet therapy. Ma d’altro canto proprio questa tendenza a integrarsi nel gruppo umano fa sì che la relazione con il cane possa diventare molto problematica laddove si facciano errori nel modo di posizionare il cane all’interno del nucleo familiare. Il gatto, al contrario, è un solista o, in altre parole, un soggetto che sbriga le proprie faccende da solo e riesce ad eccellere quando si dà ampio spazio al suo individualismo. Se il cane ama l’essere parte di un gruppo, per il gatto vale il canone inverso ove la sua preferenza è tutta orientata verso la libertà di sperimentare. Il gatto è un solista, uno che non ama i ruoli o meglio che si diverte a interscambiare i ruoli, e proprio per questo la sua intelligenza è tutta compresa nella soluzione dei problemi e nella capacità di scovare situazioni di scacco. Curiosità, fantasia, inventiva: queste sono in definitiva le qualità dell’intelligenza enigmistica che si nutre e si rivolge ai problemi. Detto questo non dobbiamo meravigliarci se il gatto non collabora, non è interessato alle dinamiche familiari, evita accuratamente di mettere il becco tra i diverbi che possono insorgere in seno al suo gruppo di accoglienza, poiché il suo modo di stare con noi non prevede questo bensì la semplice convivenza.

Questa differenza comporta due conseguenze tutt’altro che irrilevanti: 1) il cane con molta facilità cercherà un allineamento con il proprietario, al punto tale da dar luogo a somiglianze significative tra i due, mentre il gatto sarà più portato a sviluppare una propria e peculiare personalità; 2) il cane sembrerà più fedele e più ubbidiente del gatto, che invece apparirà sornione e indipendente, ma sarà solo questione di vocazione collaborativa, enfatica nel primo assente nel secondo. L’uomo pertanto avverte l’amicizia con questi due animali in modo differente: al cane chiede fedeltà, ubbidienza, accettazione di un ruolo determinato, aiuto nelle attività, plasmabilità al proprio profilo: in altre parole, voglio che il cane mi rispecchi e mi rispetti; al gatto chiede estrosità, affettuosità, bellezza, carattere, libertà, indipendenza, fantasia: in altri termini voglio che il gatto mi affascini e mi sorprenda. Nessuna meraviglia pertanto se esiste un profilo di differenza tra gli amanti dei cani e quelli dei gatti, cosicché non solo si possono rinvenire divergenze tra le due specie ma anche profonde incompatibilità tra persone cinofile e persone catofile.

(immagine principale tratta da Petfamily)

Benedetta Catalini
Benedetta Catalini
Sono una componente della redazione che si occupa di inserire i contenuti di Roberto Marchesini all'interno di questo blog. Auguro a tutti Voi una buona lettura!
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