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Elogio dello scarabeo – A cosa servono?

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Eppure questi insetti numerosissimi, adattabilissimi, inafferrabili, secondo gli scienziati i veri “dominatori del mondo” stanno pian piano rarefacendosi, scomparendo e rischiando l’estinzione come ogni altra specie animale e vegetale del pianeta. Proprio in quest’epoca detta “antropocene” le nostre generazioni vivono quasi inconsapevolmente – e irresponsabilmente – l’eclisse della varietà e ricchezza della natura, sopraffatte da progresso e modernizzazione, sviluppo e tecno-scienze che non sembrano guardare più lontano dell’immediato. La rottura degli equilibri ecologici sembra più grave e preoccupante che nei secoli precedenti, e le trasformazioni che ne derivano potrebbero essere irreversibili.

Il primo allarme accorato per la scomparsa degli insetti venne lanciato nel 1992 dall’americana Rachel Carson con il libro “Primavera silenziosa”, che impressionò il mondo intero denunciando il folle avvelenamento straripante che stava invadendo le campagne. Il rifiuto e fastidio manifestati dalla parte più egoista e miope della società, che cercò di far passare l’autrice per una visionaria, non bastò a fermare la ribellione contro gli avvelenamenti, e poco a poco la verità venne a galla. Le denunce si moltiplicarono, e le vere cause vennero individuate e dimostrate una dopo l’altra, dalla devastazione degli ambienti all’uso scriteriato di ogni genere di pesticidi. Si incominciò a parlare di lotta biologica e integrata, vennero scoperti gli effetti nefasti delle eccessive monocolture. Oggi nessuno oserebbe mettere in dubbio quell’appello, molti rimedi e sistemi alternativi sono stati sperimentati o sono allo studio, ma i processi distruttivi sembrano più rapidi delle efficaci misure di conservazione, e sembra di assistere a una vera e propria “corsa contro il tempo”. Perché le analisi scientifiche a danno avvenuto mettono in luce, con chiarezza e inoppugnabilità, molte conseguenze, ma non sembrano sufficienti a spiegare, e tantomeno ad arrestare, il fenomeno della scomparsa degli insetti. Pochi si chiedono cosa producano sugli ecosistemi non solo gli inquinamenti di natura chimica, ma anche quelli di natura fisica: sonoro, luminoso, elettromagnetico e via dicendo. E nessuno è in grado di stabilire quali siano gli effetti generali a medio e lungo termine delle polveri sottili, della mineralizzazione dei suoli, della radicalizzazione delle stagioni e dei cambiamenti climatici… E soprattutto imprevedibili e indecifrabili sono le nefaste combinazioni fra più fattori, come un solo caso recentissimo, quello delle api negli Stati Uniti d’America, ha riscontrato chiaramente individuando un virus e un microfungo come principali responsabili: colpevoli senza appello, ma forse non da soli? In fondo, è come se nel pianeta Gaia fossero crollate le difese immunitarie, e l’uomo colpevole di questo male, anziché cambiare cure, stia perseverando nell’eccessivo sfruttamento di tutte le risorse di cui riesce a impadronirsi.

Ma a cosa servono tutti questi Coleotteri? Ecco una bella domanda, alla quale molti non saprebbero cosa rispondere. “Proprio a nulla, meglio cancellarli tutti dalla faccia della terra!” esclamerebbe allora il classico “uomo della strada”, eppure… A questo punto qualcuno dovrebbe avvertirlo che sta imboccando la strada sbagliata, perché senza queste moltitudini piccole, ma onnipresenti, il mondo continuerebbe a girare, sì, ma certamente non sarebbe più lo stesso. Proveremo a spiegarne il perché, offrendo qualcuno degli esempi più significativi. Si potrebbe replicare semplicemente: “Perché esistono, e perché tutte le creature hanno diritto alla vita!”, oppure “Perché sono straordinari, incredibili, bellissimi!” o magari varrebbe la pena di ispirarsi al famoso biologo francese al quale una ricca ed elegante signora aveva chiesto, durante un ricevimento “Ma poi a cosa serve una Lince?”, “A niente, Madame: proprio come Mozart” fu la sua fulminante risposta.

Ma a parte ogni considerazione di carattere etico, è dall’ecologia che scaturiscono le più abbondanti ragioni per conservare, anziché decimare, il mondo dei Coleotteri, e più in generale di tutte le creature a sei zampe, con i loro parenti più o meno prossimi. I Coleotteri, e il vasto regno degli Insetti, sono parte fondamentale della biosfera ed elemento cardinale della maggior parte degli ecosistemi. E lo sono anzitutto per la biomassa complessiva, ma anche per pluralità di forme differenziate e capacità di penetrazione nelle più disparate nicchie ecologiche; come anelli primordiali di quasi tutte le catene alimentari e come consumatori primari e secondari; come esseri viventi talvolta duttili e adattabilissimi, talaltra invece estremamente specializzati. La produzione alimentare mondiale – e quindi lo stesso drammatico problema della fame nel mondo – è largamente condizionata dagli insetti, dalla conoscenza che ne sapremo acquisire e dal successo che i nostri sforzi di controllarli efficacemente (spesso per mezzo di altri insetti) riusciranno a ottenere. Senza queste creature evitate e disprezzate non esisterebbe la maggior parte delle produzioni di frutta, e d’altro canto molte piante non riuscirebbero a riprodursi in mancanza dei loro pronubi visitatori. Non va infatti dimenticato che l’80% dei vegetali superiori presenta impollinazione entomogama, vale a dire a opera di insetti: e che se di solito si tende ad attribuire il merito di questo prezioso e infaticabile lavoro alle sole api, in realtà i Coleotteri floricoli sono numerosissimi, ubiquitari, assai più attivi e diffusi.

Ma la loro importanza sulla Terra non si limita a questo. I Coleotteri, con molti altri invertebrati, sono alleati essenziali degli organismi decompositori e bioriduttori nell’attività di formazione dell’humus, mentre con il loro regime dietetico frequentemente coprofago, necrofago e sarcofago figurano tra i più valenti eliminatori delle sostanze organiche di rifiuto (dagli escrementi ai cadaveri, che altrimenti invaderebbero ogni spazio del Pianeta). Partecipano insomma intensamente al complesso metabolismo della materia organica, e si rendono utili in mille modi, spesso poco conosciuti, ma non per questo meno essenziali. Proviamo a chiedere cosa pensino degli Scarabei gli allevatori di bestiame delle praterie australiane, che dopo aver introdotto ovini e bovini dall’Europa rischiarono di perder tutto, perché… I pascoli si isterilivano, le erbe non si rigeneravano, gli animali v

Franco Tassi
Franco Tassi, responsabile del Centro Parchi di Roma, ricercatore, scrittore e giornalista, ha al suo attivo oltre 20 libri e 200 pubblicazioni sulla Conservazione della Natura e delle sue Risorse.

agavano macilenti alla ricerca di cibo, per poi crollare esausti. Cosa mancava allora? Possibile che fosse proprio l’assenza dei Coleotteri coprofagi (detti volgarmente Scarabei stercorari) a causare la carestia? Dopo una serie di analisi approfondite, si giunse alla conclusione che era proprio così: la mancanza di questi Insetti biodecompositori aveva determinato la degradazione dei prati, rendendo la loro copertura vegetale del tutto incommestibile. Proviamo a fare un calcolo: in una stagione, una mandria di 40 vacche da latte può depositare 18 tonnellate di escrementi su un ettaro di terreno. Senza Coleotteri, quei pascoli sarebbero sepolti e resi inservibili: invece grazie a loro, in poche settimane quel materiale è completamente scomparso dalla superficie del suolo, riciclato nella natura. Fu quindi necessario reintrodurre i preziosi Insetti dai Paesi più vicini, e questi lanciatisi all’attacco delle deiezioni animali le trasformarono rapidamente in particelle di utilissimo concime fertilizzante. Lo Scarabeo sacro era passato dalle stelle alle stalle, rivelandosi ancora una volta più prezioso di quanto non si sarebbe immaginato.

Franco Tassi

(To be continued)

Benedetta Catalini
Benedetta Catalini
Sono una componente della redazione che si occupa di inserire i contenuti di Roberto Marchesini all'interno di questo blog. Auguro a tutti Voi una buona lettura!
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