Sei qui
Home Page > Articoli > La pantera Rosa e… le sfaccettature dell’Appagamento

La pantera Rosa e… le sfaccettature dell’Appagamento

la pantera rosa

Quest’articolo festeggia i 51 anni del Disco D’oro per il milione di copie vendute del celeberrimo brano jazz Pink Panther Theme di Henry Mancini, colonna sonora della saga cinematografica con il famoso ispettore francese Jacques Clouseau! Chi ricorda la saga, saprà che ha come protagonista un enorme diamante chiamato la Pantera Rosa, oggetto agognato da moltissimi malintenzionati…

E Così come i protagonisti del film desiderano La Pantera Rosa per essere appagati, gli animali, tutti, hanno le loro diverse modalità di appagamento…

Esiste una fonte di piacere per il cane, forse la più importante, che prende il nome di appagamento. Ogni specie è portata a compiere particolari attività, sulla base di predisposizioni interne che prendono il nome di motivazioni. Le motivazioni sono per esempio la tendenza predatoria, la propensione alla ricerca esplorativa o perlustrativa, il desiderio di collaborare o di fare attività agonistiche, il piacere di incontrare gli altri, la possibilità di mettere in atto comportamenti di cura.

Su un prato è facile che un essere umano raccolga dei fiori mentre un gatto rincorre farfalle: come si vede, il prato è lo stesso per entrambi e tuttavia la specie umana e quella felina tendono a fare attività differenti. Il perché è presto detto: uomo e gatto sono dotati di prevalenze motivazionali diverse. L’uomo è un raccoglitore e quindi se lo metti su un prato raccoglie fiori e magari su una spiaggia raccoglie conchiglie, ma quello che lo caratterizza non è il cosa raccoglie ma è l’atto del raccogliere. Compiere tale attività, al di là del risultato raggiunto – se farà un bel mazzolino di fiori o riempirà il secchiello di conchiglie magnifiche – gli dà piacere. Potremmo dire che il target – la pallina o la farfalla da rincorrere per il gatto – sono solo pretesti, perché ciò che veramente dà piacere è il poter esprimere attraverso dei comportamenti le proprie motivazioni.

Se comprendiamo questo principio ci rendiamo conto che gli animali non traggono piacere dal cosiddetto “dolce far niente” ma dal poter esprimere le proprie disposizioni. Esprimere i comportamenti legati alle motivazioni dà un piacere tutto particolare che prende il nome di appagamento; si tratta di una specie di sazietà, uno star bene perché in un senso di pace interiori e di equilibrio, liberi dalle inquietudini perché soddisfatti, un po’ come dopo aver mangiato. Molte persone non capiscono che essere un cane significa interpretare pienamente la dimensione di specie, per cui ogni forma di antropomorfismo, anche con le migliori attenzioni di welfare, non è un viziare ma un maltrattare perché non tiene conto di questo bisogno di poter dispiegare completamente le proprie doti naturali. L’appagamento si raggiunge facendo attività che hanno a che fare con le coordinate motivazionali di specie, per cui il cane sarà prima di tutto soddisfatto se potrà compiere attività collaborative con il partner umano. Essere appagati significa sentirsi sazi per aver espresso la propria natura profonda.

L’appagamento ricorda un po’ il riposo del guerriero: quel senso di pace e di equilibrio, quel sentirsi pago perché non più presi da inquietudine ma cullati dal torpore che deriva dall’aver espresso in pienezza le proprie disposizioni. Detto questo, è evidente che chiunque adotti un particolare animale debba conoscerne le caratteristiche motivazionali, altrimenti non sarà mai in grado di dare well-being. Ma a questo punto una domanda è d’obbligo: l’appagamento è uguale in tutte le razze? Beh, diciamo che tutti i cani hanno delle basi comuni, come per esempio la motivazione collaborativa. E tuttavia non si può negare che esistono profonde differenze tra una razza e un’altra e non si tratta solo di forma, di mole o di mantello: le varie razze differiscono tra loro prima di tutto per diversità motivazionale. Alcuni cani come i collie hanno un forte orientamento predatorio, per cui tendono a correre dietro a tutto ciò che si muove; altri cani come i retriever hanno un forte orientamento verso i comportamenti parentali e di aiuto, per cui tendono a portare gli oggetti; altri ancora, come i molossoidi, hanno forti tendenze competitive, per cui amano fare alcune attività come il tiramolla.

Pertanto è indispensabile che chi prende un cane di una certa razza prima di tutto s’informi molto bene delle vocazioni e delle attitudini di quel particolare cane, perché dare appagamento a un rottweiler e molto differente dal darlo a un labrador. Informarsi non vuol dire chiedere se quel cane è sicuro o meno, se va d’accordo coi bambini o se è adatto a stare in casa, bensì significa prima di tutto informarsi di quali siano le prevalenze comportamentali di quella particolare razza. Solo conoscendo queste attitudini è possibile verificare se si è in grado o si ha disponibilità a dare espressività alle prevalenze di quella razza. Solo se si è disposti a seguire le inclinazioni di razza si può adottare quel particolare cane, altrimenti non basteranno coccole e bocconcini a renderlo felice perché la sua felicità passa attraverso la possibilità di esprimere le proprie preferenze. È questo il well-being, una pienezza espressiva che è altresì immersione in un mondo che risponde perfettamente alle proprie aspettative.

Benedetta Catalini
Benedetta Catalini
Sono una componente della redazione che si occupa di inserire i contenuti di Roberto Marchesini all'interno di questo blog. Auguro a tutti Voi una buona lettura!
http://www.siua.it