Sei qui
Home Page > Articoli > Il gatto e il gioco

Il gatto e il gioco

Il-gatto-e-il-gioco

Ogni specie ha dei particolari orientamenti, vale a dire degli interessi e delle tendenze che – come dice la parola – fanno sì che alcuni comportamenti siano più probabili di altri. Certo, ogni specie ha un corpo ben preciso – sappiamo distinguere un cane da un gatto anche solo da un disegno approssimativo – ma allo stesso tempo lo potremmo distinguere anche solo dallo stile comportamentale. Quando osserviamo un gatto ci aspettiamo il suo acquattarsi per balzare all’improvviso, il suo rincorrere tutto ciò che si muove, il suo animarsi tempestivo per un luccichio, il suo incuriosirsi per ogni pertugio, il suo appoggiarsi a noi e strusciarsi con la fronte e con il dorso. Ed è nel gioco e nello stile di relazione che riconosciamo la sua felinità, ciò che lo rende differente da qualunque altro animale.

Esiste cioè un’identità espressiva differente per ogni specie esattamente come c’è un’identità morfologica. Noi uomini, per esempio, siamo dei raccoglitori nati, ossia trascorriamo ore e ore a fare incetta di oggetti: questo è il motivo per cui siamo così coinvolti nello shopping, facciamo collezioni di qualunque cianfrusaglia, ci divertiamo a passeggiare e a portare a casa conchiglie, fiori, sassi e quant’altro. I gatti, al contrario, sono dei predatori nati, ossia amano tutto ciò che è in movimento e si divertono a rincorrere: questo è il motivo per cui sono attratti da rocchetti che ruotano, pendagli che oscillano, palline che scivolano davanti al loro campo visivo, freccette del mouse che zigzagano sul monitor. Una conchiglia sulla battigia muove il nostro interesse come una pallina che rotola richiama l’orientamento del gatto. Questi oggetti sono diversamente interessanti per noi e per il gatto perché differenti sono le motivazioni tra la nostra specie e quella del piccolo felino.

Ecco una parolina magica su cui fermare la nostra attenzione: motivazione. Le motivazioni sono propensioni che abbiamo dentro e che differenziano un gatto da un uomo o da un cane. E’ perciò il possesso della motivazione correlata, per esempio il predatorio, che rende accreditato un particolare target, una pallina che rotola, e non la cosa in sé: lo dimostra il fatto che un coniglio non sarà mai conquistato da un oggetto in movimento. Le motivazioni sono come dei languori, dei desideri specifici che ci portano verso particolari target, ci rendono sensibili alla loro presenza e ci inducono a esprimere certi comportamenti che, al di là del risultato che ottengono, sono gratificanti in sé.

Esprimere le proprie motivazioni di specie è pertanto il segreto della felicità, uno stato che gli anglosassoni definiscono con il termine well-being, assai differente dal benessere di base, il welfare, più riferito ai parametri fisici, come la salute, la sazietà, l’essere al riparo dalle intemperie o in una condizione di sicurezza. Molte persone che adottano un animale sono attente ad assicurare al loro beniamino uno stato di benessere – attraverso una corretta nutrizione o portandolo dal medico veterinario per mantenerlo in buona salute – ma poi non s’informano a sufficienza sulle caratteristiche motivazionali, vale a dire su “cosa piace al proprio pet”, ma così facendo gli procurano stati d’insoddisfazione e di frustrazione che molto spesso sfociano in disturbi comportamentali.

Esiste perciò una fame fisica che può essere soddisfatta da una ciotola piena, ma parallelamente non dobbiamo dimenticare i languori mentali, quelli che rendono la vita degna di essere vissuta. Molti proprietari non si rendono conto che un gatto non è un bambino e ha il diritto di veder esaudite le sue predisposizioni. Predisporre la casa secondo i desideri del gatto non è poi difficile, sapendo che il suo predatorio gli fa amare ciò che si muove e ciò che oscilla, la sua esploratività gli rende affascinanti i pertugi e i giocattoli solutivi, il suo funambolismo gli fa desiderare le verticalizzazioni e il balzo atletico.

Purtroppo spesso si è negligenti verso il gatto, considerandolo meno oneroso da un punto di vista gestionale del cane e ritenendo a torto che per lui sia sufficiente la pancia piena, il calduccio e un morbido cuscino. Il gatto è un’animale dalla mente fervida che chiede di vivere in un ambiente all’altezza del suo quoziente intellettivo, cosa che peraltro accadeva nella vita rurale, forse meno comoda ma sicuramente assai più appagante.

Benedetta Catalini
Benedetta Catalini
Sono una componente della redazione che si occupa di inserire i contenuti di Roberto Marchesini all'interno di questo blog. Auguro a tutti Voi una buona lettura!
http://www.siua.it