
Il gatto è un animale che ha un rapporto tutto speciale col mondo esterno, la sua attenzione infatti lo tiene sempre in allerta, come una sentinella pronta a rispondere alla più piccola sollecitazione. Forse è proprio questa caratteristica a consegnarci di lui un’immagine di simpatia, perché la sua tempestività di reazione lo rende curioso e sempre propenso al gioco, degno di ammirazione e nello stesso tempo buffo, paziente nell’attesa prima dell’agguato e parimenti impulsivo. Di certo è questa sensibilità a trasformare il gatto nel conservatore per antonomasia quando si tratta della sua area di vita – i gatti in genere non amano lo spostamento dei mobili o l’ingresso di estranei – quasi a voler riposare i propri sensi abbandonandosi alla più rassicurante delle monotonie. Anche perché, poi, basta veramente poco per risvegliare l’argento vivo che corre nel suo cervello. La prontezza del gatto è per noi sinonimo di intelligenza e di una mente in azione, e per certi versi è proprio così, anche se questo non ci autorizza a interpretare come stupida la pacata riflessività di altri animali. Ma sono i sensi i grandi protagonisti di questa interfaccia a banda larga che fanno del gatto una presenza sempre affacciata alla finestra del mondo, anche quando è apparentemente sprofondato nelle braccia di Morfeo. Già, perché basta l’esile squittio di un topo per risvegliare la piccola tigre che c’è in lui e metterla in modo subitaneo sul sentiero di caccia. Sono radar dalla sensibilità incredibile, capaci di reagire a stimoli così bassi che noi non siamo in grado neppure di avvertire. Cerchiamo perciò di conoscere meglio il mondo sensoriale del nostro micio.
Iniziamo dalla vista, un senso che per noi uomini è fondamentale e anche per il gatto. Innanzitutto notiamo che gli occhi del gatto sono posizionati frontalmente e non lateralmente come nel cane e questo consente al felino di valutare con molta precisione le distanze perché gli offre una visione binoculare. Ciò potrebbe comportare per contro una riduzione dell’orizzonte visivo, cosa che accade nell’uomo, il quale per poter monitorare tutto il campo deve girare la testa; il gatto viceversa riduce questo problema avendo occhi globosi e un po’ sporgenti, come hanno certi uccelli o le libellule, che consentono di rilevare un orizzonte abbastanza ampio. Ma il virtuosismo del gatto sta nella precisione. Il nostro Silvestro ha un buon numero di bastoncelli, gli organi della retina che consentono di rilevare i dettagli – un po’ come un video con tanti pixel – pertanto possiede una specie di microscopio nel rilevare anche le più piccole cose. Il mondo del gatto è, contrariamente a quello che alcuni ritengono, assai colorato, anche se nella sua realtà prevalgono i cromatismi blu e verdi. Inoltre come il cane il gatto possiede il tappeto lucido, una specie di specchio dietro la retina che permette di raddoppiare la luminosità cosicché anche in penombra lui non ha problemi.
Se dobbiamo parlare di primati non vi è dubbio che nel gatto abbiamo solo l’imbarazzo della scelta. Prendiamo ad esempio l’udito. Il micio sente a un volume che è quasi tre volte più sensibile di quello umano; per capire cosa vuol dire prendete il volume del vostro televisore è moltiplicatelo per tre. I nostri felini domestici inoltre sono in grado di avvertire gli ultrasuoni – noi ovviamente no – e siccome queste frequenze viaggiano più velocemente del suono, quando accade qualcosa, producendo diverse onde sonore, il gatto si mette in allerta prima di noi. Non è un mago, ha semplicemente sentito l’ultrasuono che precede il suono: un po’ come per noi l’effetto fulmine e tuono. Il tatto è l’altro supersenso del gatto, realizzato attraverso particolari peli tattili, le vibrisse, sparse soprattutto sulla parte anteriore del corpo, ossia testa, torace e zampe anteriori. Grazie alle vibrisse il gatto è in grado di avvertire un ostacolo nel buio completo solo perché lì l’aria rimbalza, vale a dire è in grado di fare una scansione ecotattile. Quando accarezzando in modo reiterato il nostro gatto, caricandolo in modo elettrostatico il suo mantello, riceviamo per risposta una bella graffiata, ricordiamoci che stava sopportando con le sue vibrisse una specie di tortura cinese. Un’altra sensorialità eccezionale è l’equilibrio. Il gatto si sa è un vero e proprio trapezzista e lo deve a un corpo snodato, a una muscolatura di potenza, a bilanceri di precisione come la coda. Detto questo non dobbiamo dimenticare che può permettersi questi virtuosismi atletici in virtù di un equilibrio che non ha pari in natura, grazie a canali semicircolari dell’orecchio interno che sono una vera e propria opera di precisione architettonica.
Che dire poi dell’olfatto? Il gatto è uno schizzinoso incredibile: mentre il cane si avventa sulla ciotola d’acqua lui misura la quantità di cloro e ti guarda schifato. La cassettina dev’essere pulita, la sabbiolina a posto, se no lui la rifiuta. Il micio ha un olfatto che non ha nulla da invidiare a quello di un cane, anche se pochi se ne rendono conto. E non va dimenticata l’estrema sensibilità verso particolare molecole chimiche chiamate feromoni, che il gatto raccoglie con un comportamento ben riconoscibile, detto flehmen, che assomiglia a una smorfia e che ha il compito di portare dette molecole in contatto con l’organo vomero-nasale. Quest’organo, situato all’interno delle ossa nasali, è la centralina di riconoscimento dei feromoni e se la molecola indica “pericolo in vista” il gatto non ci penserà proprio di uscire da sotto il letto.