
È incredibile il bisogno umano di aggrapparsi a un centro, quasi fosse la certezza gravitazionale salvifica. Eppure non è con il cinocentrismo che incontreremo il cane, non enucleandolo dalla natura. Ho sempre pensato che questo rapporto fosse un’opportunità per ritrovare la natura e non per assecondare le manie solipsistiche del solito vizio antropocentrico di chiusura.
La cinomania e’ il contrario di quanto avevo sperato!
Il problema, come la vedo io, sta nell’incapacità dell’uomo di cogliere le opportunità che la relazione col cane potrebbe mettere a disposizione. Sospendere per un attimo aspettative, abitudini, bisogni, cornici interpretative, preconcetti… e lasciarsi trasportare come su una barca portata dal vento. Dove? Non so ma lontano da ogni centro perché la natura è sempre panica ossia policentrica. Per vedere il cane non bisogna guardare il cane ma osservare il mondo con occhi da cane. E’ possibile? A differenza di Nagel io penso che sia in parte possibile e che proprio lì stia il grande mistero e la meraviglia di questa relazione.