
Bolgia di farneticazioni sul concetto di “educare”, quando basterebbe andare sul significato etimologico e conoscere un po’ di etologia dei mammiferi. L’educazione non è un esercizio dell’intelletto o la trasmissione di un galateo, non riguarda solo l’essere umano… a meno che non si mandi Darwin a quel paese. Non entro nel merito di altri animali, giacché l’educere come aiuto nella costruzione dei fondamentali identitari emerge già nel lontano Permiano ed è ormai accettata anche nei dinosauri da cui gli uccelli discendono, ma restiamo ai mammiferi. Le cure parentali sono la dimensione archetipica, l’apprendistato di base, per costruire le coordinate di base dell’identità di un mammifero. Perciò è forviante pensare alle cure come cibo, protezione e giaciglio… una sorta di welfare state applicato ai portatori-di-mammelle. L’alimentazione è strettamente connessa all’educazione: non a caso si utilizza il termine alunno, derivato dal latino alere ossia alimentare. Le cure parentali sono prima di tutto educazione. Ma allora, cos’è l’educazione.
L’etimo indica l’atto di portare fuori – e-ducere – ossia favorire e indirizzare il germogliare dell’identità. Per rendere tutto con parole più semplici, giacché è ovvio che l’identità individuale sia il risultato co-fattoriale di molte variabili intervenienti anche in età postevolutiva, possiamo dire che l’educazione tratteggia i fondamentali dell’identità, quello che correntemente viene definito “carattere”.
Per definire le coordinate del carattere occorrerebbe qualcosa di più di un post e quindi mi si perdoni se cerco di riassumere il campo dell’intervento educativo in alcune coordinate che mi sembrano prioritarie ossia:
1) affettività o definizione del sé in relazione e delle tendenze relazionali;
2) resilienza o capacità di autoefficacia complessiva del soggetto nell’affrontare situazioni problematiche;
3) disponibilità sociale, ovvero gestione della frustrazione e conazione e capacità di accettare delle regole;
4) carattere emozionale ovvero tipologia di propensione nell’interfaccia con la realtà esterna e con gli accadimenti;
5) carattere motivazionale ovvero tipologia di proposta e orientamento verso la realtà esterna;
6) strutturazione ovvero indice di organizzazione dei pattern specie specifici e degli stili di appartenenza;
7) reattività e temperimento, ovvero soglie di reazione agli stimoli esterni, gradiente di arousal, livello di attenzione-concentrazione;
8) coesione delle componenti ossia equilibri e solidità organizzativa interna delle diverse propensioni;
9) livello di sensibilità somestesica e uniformità dei gradienti lungo tutta la superficie del corpo;
10) arricchimento complessivo del sistema nel mantenere alta la flessibilità e l’evolvibilità (capacità di adattabilità successiva all’età evolutiva).
Dieci punti che chiedono la competenza educativa… non sempre così attenzionata come meriterebbe, come un mammifero richiede, sia un bambino o un cane.