
Diversamente da quanto possiamo pensare, non fu il cane il primo animale a fare compagnia all’uomo agli albori della nostra storia ma, con tutta probabilità, fu una capra. Ebbene sì, il piccolo ruminante – Capra hircus – dalla folta barba e appartenente alla famiglia dei bovidi, è stato tra le prime specie addomesticate da Homo sapiens che ha sancito così un sodalizio tutt’ora in corso e riscontrabile trasversalmente in tutti i continenti e in tutte le culture. Siamo in Iran, quasi 8000 anni fa.
Da allora questo discendente domestico dell’egrago – specie di capra selvatica diffusa in Asia – si è distribuito uniformemente in tutti i continenti, dalle pianure europee e degli Stati Uniti passando per le zone montuose asiatiche e africane forte del suo essere in grado di adattarsi anche a terreni aridi e marginali, e di sopravvivere di fatto dove altri animali non sarebbero in grado. Un intestino particolarmente lungo e una salivazione elevata (primo fase della digestione) fanno sì che le capre abbiano un sistema digerente efficientissimo e che tutti i nutritivi presenti nel cibo vengano assimilati in modo graduale ma costante, insomma un (anche) animale da ambienti estremi!
Da non confondersi però con la sua “cugina” pecora, la capra mostra tratti distintivi peculiari: corna cave e lunghe, una piccola coda e un vello ruvido a dispetto della lana morbida propria delle pecore. Il maschio della capra, chiamato anche becco si riconosce dalla femmina per la presenza della caratteristica barba, delle corna più grandi e per il fatto di emettere un particolare odore che si fa molto pungente nel periodo del calore. Un odore ircino secreto da alcune ghiandole che le capre possiedono nella zona caudomediale immediatamente dietro e interne a ogni corno.
Cosa possiamo dire del suo comportamento? Si tratta di un animale curioso e dal forte temperamento, a cui piace molto esplorare l’ambiente che lo circonda.
È interessante a questo punto notare come le “società caprine” siano organizzate gerarchicamente. Le capre si differenziano in gruppi matriarcali composti da femmine e maschi prepuberi (non ancora in grado di fecondare una femmina) mentre i maschi “maturi” formano parallelamente gruppi composti da 4-10 animali che si uniscono alle femmine solamente durante il periodo dell’estro dei gruppi “matriarcali”. Anche a livello di comunicazione le capre mostrano peculiarità rilevanti: recenti studi condotti su capre selvatiche da Elodie Briefer e Alan McElligott della Queen Mary’s School of Biological and Chemical Sciences dell’Università di Londra hanno mostrato come individui cresciuti nel medesimo gruppo sociale (e non per forza geneticamente affini, ovvero “parenti”) sviluppano un sistema di suoni per riconoscersi e per scambiarsi messaggi importanti per la sopravvivenza del gruppo.
Un vero è proprio dialetto fatto di accenti e belati caratteristico di famiglie allargate particolarmente utile in ambiente selvatico ad esempio quando un cucciolo si allontana dal gruppo e rischia così di perdersi: il belato caratteristico – una sorta di badge di riconoscimento – sarà qui utile per farsi riconoscere e quindi ritrovare!
Veniamo ora al carattere delle capre. Se mi chiedono con quali animali sia più semplice instaurare una relazione fatta di complicità e scambi di attenzioni, questi sono sicuramente il cane, la capra e l’asino. Le capre infatti sono animali davvero molto socievoli sia con l’uomo che con altri animali domestici con i quali posso convivere tranquillamente. Durante le mie ricerche di zooantropologia didattica ho più volte riscontrato come i bambini vadano pazzi per questi animali che sono in grado di suscitare in loro sentimenti molto importanti per la crescita quali l’epimelesi (il prendersi cura dell’altro), la condivisione dello spazio e del tempo (come avviene nelle passeggiate con le capre), l’osservazione del gioco e molto altro ancora.
Purtroppo devo ammettere che siano animali davvero sottostimati e poco studiati da un punto di vista comportamentale in quanto visti prevalentemente come meri animali da reddito per la produzione di latte e carne. Ciò è davvero un peccato perché non ci permette di addentrarci in sistemi sociali e relazionali complessi in grado di farci capire di più circa le caratteristiche della specie e delle potenzialità in termini di relazioni che può avere nel campo della zooantropologia didattica con i bambini o assistenziale o semplicemente, ma non per questo meno importante, come animali con i quali condividere il nostro tempo al pari di quello che facciamo con cani e gatti.
Ecco, se devo evidenziare un neo di questo animale che amo molto è il loro “vizio” a rosicchiare tutto: le capre, da buoni ruminanti, sono animali che amano mordicchiare tutto quello che le circonda e questo fa sì che gli arbusti dei nostri giardini non ne siano troppo felici!