
Con il terzo podio che guadagnano nella diffusione nelle case degli italiani, i conigli sono animali sempre più popolari e apprezzati dalle famiglie che trovano in loro preziosi compagni non solo di spazi ma anche di relazioni basate sulla dolcezza e sulla complicità. Animali domestici dal musetto simpatico e soffici “palle di pelo”, non vanno però confusi nelle caratteristiche e nel comportamento con i beniamini più famosi, cani e gatti, per una ragione molto semplice: sono prede e non predatori. Questa sostanziale differenza, se non compresa, ci porta a commettere degli errori grossolani nella gestione dei conigli. Ecco allora alcuni utili consigli per impostare al meglio una relazione basata, prima di tutto, sul benessere dell’animale.
I conigli sono prede e questo fa sì che siano costantemente portati all’essere guardinghi verso ciò che attorno succede. Pensate che anche quando dormono, in realtà non si riposano mai: fino a venti micro sonni quotidiani che fanno con un occhietto sempre socchiuso… sia mai che arrivi qualcuno di inopportuno a disturbare!
Se crediamo quindi che per attirare la loro attenzione serva corrergli incontro piuttosto che fare rumori di richiamo con le mani o la voce quindi sbagliamo di grosso! Non solo non otterremo il risultato sperato, ovvero interessare il coniglio alla nostra presenza, ma incuteremo in lui timore e paura e lo indurremo ad allontanarsi a gambe levate.
Per ricercare il contatto con il coniglio dobbiamo, paradossalmente, non cercarlo! Mettiamoci vicino a lui e aspettiamo che sia l’animale a decidere come e quando avvicinarsi, magari per esplorarci – come vedremo l’esplorazione dei luoghi è una delle attività preferite dai conigli – con i loro lunghi baffetti (le vibrisse). Con loro dobbiamo quindi impostare una relazione un po’ come si fa con gli uccellini basata sulla trepidante attesa che siano gli animali a cercarci e non noi a imporre la nostra presenza o il contatto.
Quando poi l’incontro avviene, si tratta di una vera e propria epifania, un momento magico proprio perché porta in sé l’elemento della sorpresa e dell’imprevedibilità.
Collegato a questo punto dobbiamo imparare come toccare il coniglio. Se tra i predatori i momenti di gioco prevedono anche che gli animali si mettano pancia all’aria, per i conigli non vale lo stesso anzi metterli sottosopra magari con la voglia di fare loro dei grattini sulla pancia li porta a immobilizzarsi (ciò che gli etologi chiamano freezing) terrorizzati. Il fatto che rimangano effettivamente fermi durante le “coccole” non significa quindi che provino piacere e desiderino a tutti gli effetti rimanere in quella posizione, tutt’altro ovvero che vorrebbero scappare ma sono impossibilitati a farlo.
Bisogna poi ricordare che i conigli, appartenenti alla famiglia dei lagormofi sono stretti parenti dei roditori: questo vuol dire che sono animali tendenzialmente portati a rosicchiare ciò che capita sotto i loro denti. Per questa ragione non dobbiamo “dimenticarci” di loro mentre siamo intenti a leggere il giornale o scrivere al pc come faremmo con il nostro cane e il nostro gatto, perché con tutta probabilità mentre noi siamo intenti a fare altro, il coniglio si starà intrattenendo con le nostre tende o con i cavi del telefono.
Non possiamo quindi tenere un coniglio libero per casa come non bisogna tenerli in quelle tristi gabbiette che si vendono nei negozi per animali!
L’ideale, per quando non possiamo tenerlo libero e sorvegliato, sarebbe costruire un recinto ampio in una zona della casa non troppo rumorosa o frequentata dove riporre la lettiera, la mangiatoia, qualche gioco e una “tana” affinché il coniglio possa trovare sicurezza, cibo ma anche elementi con i quali interagire e arricchire così la sua palestra esperienziale.
Ai conigli piace giocare? Molto, dobbiamo solo capire come. Sfruttando la sua tendenza esplorativa, potremmo ingegnarci per costruire un percorso con tante entrate e uscite e angoli dove può nascondersi. Delle scatole da scarpe a questo scopo vanno benissimo! Il coniglio proverà estremo piacere nell’intrufolarsi nei pertugi per nascondersi per poi sbucare quando meno ce l’aspettiamo.
Come ho più volte sottolineato, il benessere dell’animale è un qualcosa che va oltre il semplice soddisfacimento dei bisogni primari e il riparo dalla sofferenza, ma coinvolge l’intero individuo e le relazioni che stringe con chi lo circonda.Per tale ragione parlo di well-being e non welfare per evidenziare come non basta dare cibo all’animale per far sì che questo abbia una vita degna di essere vissuta.
Se ci prendiamo carico di un’adozione (e nel caso del coniglio, dobbiamo sapere che mediamente tale animale ci potrà fare compagnia per 10, 12 anni) di un animale lo dobbiamo fare a ragion veduta, sapendo che dovremo dedicargli non solo del tempo di qualità, ma attività pensate per lui e per la coppia che abbiamo creato. Un impegno certo, ma che sarà ricambiato da gioie infinite.