Un filo diretto con l'etologia cognitiva e relazionale

Filosofo, etologo e zooantropologo.
Da oltre vent’anni conduce una ricerca interdisciplinare volta a ridefinire il ruolo degli animali non umani nella nostra società.
Direttore del Centro Studi Filosofia Postumanista e della Scuola di interazione uomo-animale (Siua), è autore di oltre un centinaio di pubblicazioni nel campo della bioetica animale, delle scienze cognitive e della filosofia post-human.
È inoltre direttore della rivista “Animal Studies”, la Rivista Italiana di Zooantropologia (Apeiron).

Agli uomini il mammut, ai cani la renna: un convivio vecchio di trentamila anni

Dan Burr Early Men and Dogs

di Roberto Marchesini

Tra la Polonia meridionale e l’Austria settentrionale si situa la regione ceca della Moravia. Questo territorio vanta il maggior numero di ritrovamenti ossei appartenenti al moderno Homo sapiens di epoca paleolitica di cultura Gravettiana nella sua facies orientale detta Pavloviana, dall’abitato preistorico di Pavlov, nella Repubblica Ceca.
Non lontano da Brno, il capoluogo, si trova Předmostí, un prezioso sito preistorico scoperto alla fine del XIX secolo, i cui scavi hanno portato alla luce i resti di un insediamento stanziale risalenti a trentamila anni fa che comprendono una importante quantità di ossa di mammut appartenenti a più di mille individui, i resti di alcune decine di esseri umani, alcuni manufatti e circa quattromila resti ossei appartenenti a cani, che vivevano in simbiosi con gli abitanti del villaggio.

Si è stabilito che le ossa di mammut fossero utilizzate per costruire le strutture delle abitazioni, mentre dal materiale osseo e dall’avorio delle zanne si ricavavano oggetti decorati e intagliati: tra le varie decorazioni, due rappresentano un mammut e un ghiottone. Le popolazioni ottenevano queste materie prime in parte dalle carcasse di mammut che localizzavano facilmente sulle vaste e gelide superfici della steppa e in parte dagli animali che venivano cacciati direttamente come fonte di cibo. Possiamo affermare che i cani che vivevano presso questi insediamenti venissero impiegati come ausiliari nella caccia al mammut?

Un team internazionale di ricerca facente capo a Hervé Bocherens dell’Università di Tubinga ha effettuato un’analisi degli isotopi stabili di carbonio e azoto delle ossa fossili dei sapiens e degli altri animali rinvenute nel sito. In collaborazione con ricercatori di Brno e Bruxelles, il team ha potuto verificare se la popolazione Gravettiana di Předmostí mangiasse carne di mammut e in che modo i “cani paleolitici” si inserissero nelle strategie umane di procacciamento del cibo.

È stato così possibile appurare che gli esseri umani consumassero carne di mammut in grande quantità, così come si cibavano di mammut i carnivori presenti nell’area (orso, lupo e ghiottone), a dimostrare la grande disponibilità di carcasse fresche di mammut, per lo più abbandonate dai cacciatori durante le spedizioni. I cani, al contrario, non sembravano cibarsi di carne di mammut, ma consumavano piuttosto carne di renna, alimento non predominante nella dieta quotidiana degli esseri umani. Questa ipotesi è stata corroborata dall’osservazione di abitudini analoghe presso le popolazioni tradizionali delle regioni settentrionali, che spesso alimentano i loro cani con cibo che esse non consumano.

I risultati dell’indagine confermano quindi che questi cani primordiali erano tenuti in condizioni di cattività, ed erano probabilmente impiegati come ausiliari per trasportare materiali, ed evidenziano chiaramente come il mammut fosse animale fondamentale nella vita preistorica dell’Europa di trentamila anni fa, quando i cani erano già là ad aiutare.

Fonti: sciencedaily.com, anthropark.wz.cz

Immagine di copertina: Dan Burr, Early Men and Dogs

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