Un filo diretto con l'etologia cognitiva e relazionale

Filosofo, etologo e zooantropologo.
Da oltre vent’anni conduce una ricerca interdisciplinare volta a ridefinire il ruolo degli animali non umani nella nostra società.
Direttore del Centro Studi Filosofia Postumanista e della Scuola di interazione uomo-animale (Siua), è autore di oltre un centinaio di pubblicazioni nel campo della bioetica animale, delle scienze cognitive e della filosofia post-human.
È inoltre direttore della rivista “Animal Studies”, la Rivista Italiana di Zooantropologia (Apeiron).

Un’utopica speranza per gli esseri senzienti

utopica speranza per gli esseri senzienti
Immagine di copertina: Ferdi Rizkiyanto, What lies under, 2011

di Guido Dalla Casa

La situazione del Pianeta

Possiamo così sintetizzare l’attuale situazione dell’Ecosfera:
la sovrappopolazione umana (7.3 miliardi) è spaventosa e la sua crescita è inarrestabile (attualmente 80-90 milioni di individui all’anno);
la distruzione delle foreste e degli altri ecosistemi (barriere coralline, paludi, savane, ecosistemi fluviali e costieri, e così via) continua senza sosta. Come esempio, vengono abbattuti 100.000 Kmq/anno di foreste: metà delle foreste del mondo sono state distrutte;
l’aumento dell’anidride carbonica nell’atmosfera prosegue inesorabilmente. Siamo passati da 280 a oltre 400 ppm in pochi decenni e il fenomeno continua senza soste. Come noto, questo fatto comporta variazioni climatiche rapide, innalzamento del livello dei mari e fenomeni meteorologici estremi;
– è in corso un velocissimo declino della biodiversità, su cui sono basate le capacità della Terra di autocorreggere le deviazioni non troppo grandi. Si estinguono molte migliaia di specie all’anno;
– il “ciclo della carne” costituisce un danno gravissimo per la Terra con enormi consumi di acqua e aumento dell’effetto serra nell’atmosfera;
– è in atto in tutto il mondo uno spaventoso consumo di territorio, e soprattutto di suolo. Ovunque si sostituisce materia inerte (città, strade, macchine, impianti) a sostanza vivente (praterie, savane, foreste, paludi);
le quantità di rifiuti hanno raggiunto livelli assolutamente insostenibili. Come esempio, un’”isola” di plastica grande molto più della Francia galleggia nel Pacifico.

Qualunque studio su questi problemi andrebbe condotto con metodo sistemico-olistico, cioè considerando tutti i fattori, le relazioni e le retroazioni che influenzano l’andamento del sistema. È evidente che i problemi sopra elencati sono fortemente intercollegati e assolutamente inarrestabili nel quadro della civiltà industriale, che pone al vertice dei suoi valori un mostruoso primato dell’economico e non ha alcuna considerazione per la vita come complesso.
La situazione sopra descritta causa gravi sofferenze agli esseri senzienti, cioè a individui singoli, animali e vegetali, e ad ecosistemi, esseri collettivi, ed entità naturali in genere.

La civiltà industriale

I guai elencati sono da attribuire alla civiltà industriale umana, più che genericamente “all’uomo”. L’uomo è una specie animale facilmente classificabile nell’Ordine Primati della Classe Mammiferi. È una delle specie viventi, che sono circa 20-30 milioni. Ogni dualismo (o separazione) del tipo uomo-animale è privo di qualunque fondamento scientifico-filosofico e frutto unicamente di un retaggio culturale o dei dettami di qualche istituzione. Tutti gli studi sulla mente animale e sulla mente vegetale, oltre che il quadro generale dell’evoluzione biologica, lo hanno ampiamente confermato.
Sono esistite sulla Terra circa 5000 culture umane. La civiltà industriale è la fase attuale della cultura occidentale, che si è originata nel corso di alcuni secoli, con antiche radici nel Medio Oriente. La civiltà industriale è quindi un piccolo dettaglio nella storia del Pianeta Terra, o dell’Ecosistema. È però estremamente invadente e ha ormai praticamente occupato tutto il Pianeta.

Dopo queste premesse, qualunque discorso logico sull’andamento del sistema mondiale dovrebbe iniziare così: “Il modello culturale umano denominato civiltà industriale, fondato sull’incremento indefinito dei beni materiali ed espressione attuale della cultura occidentale, è fallito. Dobbiamo gestire il transitorio verso modelli completamente diversi riducendo il più possibile gli eventi traumatici, che sembrano ormai inevitabili”.
Esaminando la situazione sopra descritta, risulta evidente che la catastrofe è in corso e può arrestarsi solo con un punto di collasso che faccia terminare la civiltà industriale e il suo mostruoso primato dell’economico.
Questo collasso è divenuta una speranza.

Qualche precursore recente

Solo come esempio, cito questi brani, frutto del genio letterario di Guido Ceronetti:
“Vorrei un capo di governo o di azienda che facesse precedere da un purtroppo le frasi consuete: “dobbiamo aumentare la produzione”, “la ripresa è imminente”. Neppure questa libertà gli è data. Sono costretti anche ad adularlo, il Maligno: se aggiungono un purtroppo li scaraventa in basso come birilli. Questo non è più avere un potere, tanto meno corrisponde a qualcuno dei sensi profondi di comando. L’asservimento all’economia dello sviluppo, senza neppure un accenno di sgomento, dice l’immiserimento, la perdita di essenza e di centro, della politica. Se il fine unico è lo sviluppo, la politica è giudicata in base alla sua bravura (che è pura passività) nello spingerlo avanti a qualsiasi costo.[…] Non c’è nessuna idea politica dietro, sopra o sotto: c’è il Dio dell’economia industriale geloso del suo culto monoteistico.[…] La sola voce concorde, universale, in alto e in basso, grida che nessuna industria si fermi o chiuda, qualsiasi cosa produca, sia pure inutilissima o micidialissima, sia pure destinata a restare invenduta: la sola voce concorde invoca che si aprano cantieri su cantieri e che si investano finanze in nuovi progetti industriali: a costo di qualsiasi inquinamento e imbruttimento, a costo anche di fare accorrere, per l’immediata ritorsione morale che colpisce chi accolga progetti simili, le furie di una intensificata violenza. E se deve, sul mare delle voci tutte uguali, planare una promessa rassicurante, è sempre la stessa: ci sarà la “ripresa”, ne avrete il triplo di questa roba.” (La Stampa 9 marzo 1993)

E ancora:
“L’ideologia industriale è alle corde. Il tragico ecologico l’ha sconfitta.” (1992)

Altre due citazioni di precursori:
“Il periodo di rapida crescita della popolazione e dell’industria prevalso negli ultimi secoli, invece di venir considerato come condizione naturale e capace di durare indefinitamente, apparirà come una delle fasi più anormali nella storia dell’umanità.” – Adriano Buzzati Traverso (1972)

“L’Occidente è una nave che sta colando a picco, la cui falla è ignorata da tutti. Ma tutti si danno molto da fare per rendere il viaggio più confortevole.” – Emanuele Severino

Fantasie e conclusioni

Ora posso dare libero sfogo a un’utopica fantasia post-apocalittica:
Chi nomina il PIL viene linciato dalla folla, conoscere il significato dello spread, del tasso di sconto e dei bond è considerato una colpa. Parole come inflazione o deflazione sono scomparse. Il termine crescita viene accuratamente evitato: per indicare l’aumento di qualcosa si deve usare un giro di parole. La Bocconi non esiste più. Il Nasdaq viene creduto il nome di una montagna dell’Hindu Kush.

Le trovate degli industrialisti-sviluppisti per darsi una “verniciata di verde” e andare avanti come prima sono i concetti di sviluppo sostenibile, green economy, economia circolare e simili. Secondo loro, lo sviluppo sostenibile, locuzione che contiene palesemente una contraddizione interna, sarebbe quello “che non danneggia le generazioni future”, ma in realtà qualunque crescita materiale permanente danneggia tutti gli esseri senzienti presenti e futuri perché non ha alcun riguardo per la vita della Terra, cioè per l’Organismo di cui tutti facciamo parte.

Mi sembra invece molto migliore l’espressione: l’andamento di un sistema è sostenibile se può durare a tempo indefinito senza alterare in modo apprezzabile l’evoluzione del sistema più grande di cui fa parte. Così non ci sono riferimenti antropocentrici e si tiene conto della vita dell’Ecosfera.

Immagine di copertina: Ferdi Rizkiyanto, What lies under, 2011

L’autore
guido dalla casaGuido Dalla Casa
Ingegnere Elettrotecnico, è stato dirigente della distribuzione elettrica presso diverse sedi dell’ENEL dal 1959 al 1997. Attorno al 1970 ha cominciato a sentire un forte interesse per l’ecologia e le filosofie orientali: in questo campo si è poi svolta la sua attività negli ultimi anni.
È docente del Corso di Ecologia Interculturale presso la Scuola Superiore di Filosofia Orientale e Comparativa di Rimini (Università di Urbino).
Insegna Ecologia e Scienze Naturali presso l’UNITRE di Saronno.
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